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Quelle cose strane nei rapporti "segreti" del Pentagono diffusi da Wikileaks

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2010 alle ore 13:36.

C'è qualcosa di strano nei rapporti segreti del Pentagono giunti in possesso di Wikileaks
e pubblicati da New York Times, Guardian e Der Spiegel. Innanzitutto la mole di rapporti dell'intelligence, delle forze speciali e dei reparti operativi statunitensi e alleati. Ben 92 mila, un numero senza precedenti che non può essere liquidato parlando di semplice fuga di notizie, ma che dovrebbe mettere in discussione la carriera dei vertici politici e militari del Pentagono.

Come rivela il Wall Street Journal, il Dipartimento della Difesa concentri suoi sospetti sul 22 enne Bardley Manning, l'analista intelligence dell'Us Army già in carcere da maggio con l'accusa di aver consegnato a Wikileaks un video che mostrava il raid di un elicottero che a Baghdad provocò la morte di numerosi civili e di un cameraman dell'agenzia Reuters. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha dichiarato che il presidente Barack Obama era stato informato ''già la settimana scorsa'' che alcuni media avrebbero pubblicato documenti segreti rivelati da Wikileaks aggiungendo che "è già stata avviata un'indagine sulla fuga di notizie che risale alla fine della settimana scorsa". Quindi i rapporti sarebbero stati sottratti al Pentagono quando Bardeley si trovava da tempo in carcere.

Ma l'aspetto più strano di questi segreti è rappresentato dal fatto che tali non sono. Non c'è rivelazione di Wikileaks che non fosse ben nota a tutti e già pubblicata dai media. Sul ruolo a dir poco ambiguo dei servizi segreti militari pachistani (Isi) a supporto di talebani e al-Qaeda sono stati scritti negli ultimi nove anni centinaia di articoli e decine di libri e in più occasioni la questione ha portato ai ferri corti i rapporti diplomatici tra Washington e Islamabad. La stessa cosa si può affermare a proposito delle vittime civili provocate dal fuoco alleato ai check-points, durante i combattimenti o nei raids delle forze speciali. "Segreti" che riempiono le pagine dei giornali ormai da anni. Neppure i rapporti sulle task force di reparti speciali incaricate di eliminare i capi talebani sono una novità dal momento che da almeno tre anni ne parlano diffusamente i reportage dall'Afghanistan. Che hanno anche riferito diffusamente dell'intensificazione delle incursioni compiute con i velivoli teleguidati Reaper contro i santuari talebani e di al-Qaeda nell'Area Tribale pakistana.

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Anche il ruolo dei pasdaran iraniani nel fornire armi e addestramento ai talebani non è certo una novità poiché è stato più volte denunciato pubblicamente dagli ultimi tre comandanti alleati a Kabul; i generali Dan McNeil, David McKiernan e Stanley McChrystal.
Proprio alle forniture di armi iraniane è attribuito il probabile arrivo di nuovi ed efficienti missili terra aria portatili nelle mani dei talebani.

A rivelare nel 2009 le preoccupazioni dell'intelligence per la minaccia rappresentata da queste armi (in particolare il modello russo Sa-18) fu il Sunday Times. Dei vecchi e poco affidabili missili antiaerei Stinger, forniti negli anni '80 dalla Cia ai mujhaiddin per combattere i sovietici, i media si occuparono fin dall'inizio del conflitto afghano anche perché nel dicembre 2001, quando era in pieno svolgimento l'operazione Enduring Freedom che cacciò i talebani da Kabul, i miliziani ne lanciarono senza successo almeno un paio contro aerei cargo americani. Successivamente gli statunitensi recuperarono alcuni degli Stinger ancora presenti in Afghanistan offrendo a chi li avesse consegnati 500 dollari per ogni esemplare come rivelarono a chi scrive fonti militari statunitensi a Bagram nel 2002.

Inutile quindi cercare "scoop" nelle rivelazioni di WikiLeaks mentre varrebbe la pena chiedersi, con un po' di malizia, come sia possibile che su 92 mila rapporti sottratti neppure uno contenga informazioni davvero sensibili. Quello che abbonda invece nei rapporti sono le drammatiche descrizioni della prima linea, i dettagli sui combattimenti, i danni collaterali e i soldati colpiti dal "fuoco amico". Dettagli utili a impressionare l'opinione pubblica che sembrano avere un obiettivo ben preciso. "Dimostrare che la natura della guerra deve cambiare'' e ''modificare l'opinione pubblica e far cambiare la posizione di chi ha influenza politica e diplomatica'' come ha dichiarato ieri Julian Assange, l'hacker australiano che fondò ne 2006 WikiLeaks definendola "un'organizzazione che si oppone alla politica americana in Afghanistan".

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