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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2010 alle ore 18:17.
Il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, liquida sbrigativamente lo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, che ha lanciato oggi segnali distensivi dalle colonne del Foglio. «Si arrangino loro stasera, io ho già le mie beghe». Mentre il collega delle Politiche europee, Andrea Ronchi, finiano prudente esclude che i fedelissimi del presidente della Camera possano essere messi fuori dal partito. E, con i cronisti che lo interpellano a Montecitorio, taglia corto: «Assolutamente no. Ma che siete impazziti?». La verità, però, è che il clima nel Pdl, in attesa dell'ufficio di presidenza convocato a palazzo Grazioli per le 19 (guarda la mappa interattiva dei membri), è sempre più incandescente e la resa dei conti tra Silvio Berlusconi e l'ex leader di An ormai vicina. Anche Fini, riferisce chi lo ha incontrato in queste ore, assicura comunque fedeltà al Pdl in caso di rottura: restiamo fedeli al governo e al programma.
In attesa del vertice decisivo di questa sera, il Cavaliere ha convocato i tre coordinatori e il suo avvocato, Niccolò Ghedini, nella sua residenza romana per decidere la linea. Il premier è tentato dalla strada più drastica, l'espulsione dal partito di Fini e dei suoi uomini. Ma i berlusconiani stanno cercando di scoraggiare il capo dal percorrere questa via. A prevalere dunque dovrebbe essere una linea diversa, suggerita soprattutto da Ghedini che ha sconsigliato a Berlusconi di imbracciare l'arma delle espulsioni: troppo complicata e con risvolti legali imprevedibili anche davanti alla giustizia ordinaria.
Per questo dal vertice di oggi pomeriggio dovrebbe venire fuori un documento durissimo che contiene una sorta di "espulsione politica". La cui premessa sgombra il campo da qualsiasi possibile mediazione. «Non ci sono più le condizioni per restare nella stessa casa». La bozza dell'atto di separazione è stata messa a punto nel corso del vertice voluto ieri sera dal Cavaliere ma sarà affinato in queste ore, prima di essere portato all'attenzione dell'ufficio di presidenza. Il documento contiene un'ampia analisi politica sul percorso che ha sancito la frattura tra i due cofondatori del partito e dovrebbe essere accompagnato da un provvedimento più stringente, probabilmente il deferimento davanti ai probiviri, per Italo Bocchino e Fabio Granata.