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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2010 alle ore 18:31.
«Sono coniugato stabilmente e non cerco fidanzamenti». Pier Ferdinando Casini chiarisce che sono gli altri a «bussare alla porta dei centristi» e rispedisce al mittente le "avances" arrivate dalla maggioranza di centrodestra dopo la rottura con i finiani. Si dice sicuro che nessuno dei suoi passerà con Berlusconi, «siamo blindati». Quello che serve, invece, secondo il leader Udc, è un governo di unità nazionale che «affronti il capitolo delle grandi riforme». Perché «il paese ha bisogno di un governo che governa, invece questo governo tira a campare». I centristi quindi non entreranno nell'esecutivo Berlusconi.
Nemmeno Alleanza per l'Italia di Francesco Rutelli è disponibile a confluire nella maggioranza. In ambienti vicini all'ex sindaco di Roma il messaggio è chiaro: «nessuno pensi di spendere il nome di un movimento politico che è nato in modo coraggioso, nuotando controcorrente per operazioni balneari. Detto in cinque parole, non c'è trippa per gatti».
Quella di Casini è più o meno la stessa linea di Massimo D'Alema. Secondo il leader Pd «sarebbe giusto formare un governo di transizione che affronti la crisi sociale ed economica e consenta una nuova legge elettorale». Un governo per il quale l'ex premier non esclude un dialogo con Gianfranco Fini. «Considero Fini un uomo di destra come è, ma un uomo di destra preoccupato della difesa della legalità, che ha senso dello stato e che rappresenta quindi una destra diversa da Berlusconi con la quale credo sia giusto discutere dei grandi problemi del nostro paese».
Sempre dal Pd Pier Luigi Bersani ha invitato il presidente del Consiglio ad andare a riferire alla Camera. «Il governo non c'é più - ha detto il segretario - e le camere devono affrontare la crisi».
Lo stesso appello è arrivato dall'Italia dei Valori. Antonio Di Pietro ha chiesto a Silvio Berlusconi di andare in Parlamento «per contare la sua maggioranza». Ma, al contrario di Pd e Udc vuole il ricorso a nuove elezioni per «evitare al paese di finire in macerie». Sempre dall'Idv Nello Formisano avverte: «le crisi politiche vannno vissute dentro il parlamento e non fuori di esso e magari attraverso una compravendita che non fa onore a chi la pratica».