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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2010 alle ore 19:37.
Anche il Pentagono e la Casa Bianca concordano ormai nel ritenere che le rivelazioni di Wikileaks non contengono informazioni segrete di rilievo sul piano strategico ma se lo scoop dei giorni scorsi non influirà sulla sicurezza dei militari alleati al fronte potrebbe invece rivelarsi fatale per molti informatori e spie al soldo del governo di Kabul e delle truppe della coalizione.
Ad accusare l'organizzazione pacifista guidata da Julian Assange di aver messo in pericolo la vita di molti cittadini afghani è stato il quotidiano Times, che nei 92 mila documenti riservati del Pentagono resi pubblici ha trovato nomi, indirizzi e riferimenti precisi a molti informatori afghani stipendiati dalle truppe alleate e attivi soprattutto nelle aree a maggiore presenza talebana. Le informazioni rese note potrebbero mettere a rischio informatori afghani dell'esercito americano, la cui identità viene più volte rivelata tra le pagine del lungo dossier. '«In sole 2 ore di ricerca nell'archivio di Wikileaks, abbiamo trovato dozzine di nomi di afghani accreditati come informatori delle forze Usa. Vengono svelati i nomi delle città in cui vivono e in molti casi anche quelle in cui risiedono i loro genitori», scrive il Times.
Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange ha sempre sostenuto che i documenti resi pubblici non avrebbero posto alcun problema per le forze Usa e per gli afghani stessi. «Abbiamo trattenuto 15.000 rapporti non perché fossero una minaccia alle forze occidentali ma perché menzionavano nomi di afghani», aveva dichiarato Assange lunedì scorso nella conferenza stampa al Frontline Club di Londra. I nomi però ci sono anche sui documenti resi noti e i talebani potrebbero ottenere dal sito pacifista l'indiscusso regalo di una lista completa e accessibile su Internet di spie da punire (con la morte) come collaborazionisti. «Qualcuno potrebbe essere ucciso nei prossimi giorni», ha dichiarato Robert Riegle, ex dirigente della Homeland Security statunitense. Il Times accusa gli Stati Uniti per la negligenza dimostrata dalla fuoruscita di così tanti documenti riservati dagli archivi del Pentagono che mette in pericolo la vita di chi si è affidato alla protezione di Washington, ma rincara la dose su Assange colpevole di aver deliberatamente compromesso la sicurezza di tanti afghani schierati al fianco degli alleati con un atto definito «egoistico, immaturo, ipocrita e colossalmente irresponsabile».