Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2010 alle ore 23:00.
«Io voglio andare avanti ma se la via si fa stretta non resta che andare al voto». È quanto ha affermato Silvio Berlusconi, secondo quanto che viene riferito da chi lo ha ascoltato nel corso del cocktail con i Senatori del Pdl a Roma. Era diventata «una situazione insopportabile», c'era «una disgregazione inaccettabile che noi non potevamo subire ancora. Per questo motivo ho deciso di fare chiarezza» ha detto ai senatori Berlusconi, parlando della «rottura» con Fini. I sondaggi, per il premier, danno a Fini «l'1,5 per cento, ancor di meno se non si apparenta a noi».
In ogni caso, rivela il presidente del Consiglio, i finiani «mi hanno manifestato la volontà di essere leali. Ho ricordato loro di essere stati eletti nelle liste del Pdl ed è convenienza di tutti non andare a casa. I finiani non faranno mancare l'appoggio al governo. Senza aver preso contatti con nessuno sono certo che il governo andrà avanti».
«Di fronte all'iniziativa di Fini - ha aggiunto - non potevamo comportarci diversamente, ma siamo tranquilli: rispetteranno il voto del popolo delle libertà con cui sono stati eletti».
Nessun cambiamento dei vertici, ma ci sarà «una rivoluzione» nel modo di intendere il partito, rivela poi il cavaliere ai senatori del Pdl. «Miriamo a rinnovarci attraverso un'organizzazione capillare. Ci organizzeremo non più con i prototipi di regioni, province e comuni ma attraverso le sezioni elettorali» e «ogni settimana decideremo cosa fare con le sezioni elettorali che saranno per noi i difensori del voto».
E ancora, sfoderando tutto il suo armamentario - secondo quanto hanno riportato le agenzie di stampa al termine dell'incontro - Berlusconi avrebbe chiamato in causa anche il capo dello Stato: «Subiamo la presenza di un presidente della Repubblicanominato dalla sinistra», per di più «la maggioranza dei membri della Consulta è della sinistra». Pronta la precisazione di Palazzo Chigi che in una nota diffusa in tarda serata ha smentito le affermazioni sul presidente della Repubblica attribuite a Berlusconi.
Il premier ha anche ribadito che presenterà al più presto la riforma dell'architettura istituzionale. «L'Italia deve essere un paese in cui il presidente del Consiglio deve avere gli stessi poteri che ha un premier negli altri paesi», e «basta essere imprigionati». Il Cavaliere ribadisce che le leggi uscite dal consiglio dei ministri vengono stravolte. Berlusconi fa riferimento al normale iter dei provvedimenti, dove semmai «al Capo dello Stato e ai suoi non vanno bene alcuni aggettivi» oppure se «c'è tra di noi chi, sentite le Procure, decide di fare opposizione a tali leggi», per il premier succede ogni volta la stessa cosa: le leggi vengono impugnate e nell'ultimo passaggio abrogate dalla Consulta. Per questo motivo «voglio fare la riforma istituzionale al più presto». Anche perché la situazione attuale, per quanto riguarda l'architettura dello stato «non ci lascia tranquilli» perchè «non assicura la piena democrazia».