Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2010 alle ore 08:05.
Domani pomeriggio la Camera dei deputati, dopo un dibattito trasmesso in diretta televisiva, si pronuncerà con voto palese sulla mozione di sfiducia presentata dall'Italia dei valori e dal Partito democratico nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo. Per la maggioranza che sostiene ancora il governo Berlusconi è il primo impegnativo test per verificare i rapporti al suo interno dopo lo strappo tra il presidente del Consiglio e Gianfranco Fini e la susseguente nascita dei gruppi parlamentari del Fli (Futuro e libertà per l'Italia).
L'orientamento dei finiani è quello di agire in stretto collegamento con l'Udc: per oggi è previsto un incontro con i vertici del partito di Casini, i cui deputati, a quanto si dice potrebbero uscire dall'aula al momento del voto. Una decisione definitiva sarà presa solo nelle prossime ore. Anche alla luce dei contatti parlamentari già in corso.
Se l'operazione di collegamento con il partito centrista avrà successo, i finiani raggiungeranno l'obiettivo di circoscrivere la contrapposizione parlamentare, sul caso Caliendo, ai pidiellini lealisti da una parte e al Pd e all'Idv dall'altra. In questo modo la tenuta del governo dovrebbe essere salvaguardata, evitando rischi di crisi al buio che non sarebbero certo utili ora al presidente della Camera. Al tempo stesso si registrerebbe una nuova convergenza parlamentare (tra Fdl e Udc) che renderebbe vano il tentativo di Berlusconi di un riavvicinamento ai centristi con l'obiettivo di isolare il più possibile i finiani. Sempre oggi, in serata, dopo l'incontro con l'Udc, è prevista una riunione dei deputati del Fld, ed è in quella sede che sarà deciso definitivamente l'atteggiamento da tenersi in occasione del voto sulla mozione di sfiducia a Caliendo.
A capire meglio la posizione dei finiani – preoccupati da un lato di marcare la propria autonomia, ma anche di non dare in questo momento alibi elettorali a Berlusconi – aiutano alcune dichiarazioni del vice ministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, e del leader di Generazione Italia, Italo Bocchino. Il primo, intervenendo a un programma di Radio 24, ha ribadito che la lealtà nei confronti del governo è circoscritta al programma presentato agli elettori e che «quanto viene aggiunto fuori sacco, magari in contrasto con quel programma o addirittura con i valori fondativi del Pdl e del centro-destra italiano ed europeo, noi ovviamente non potremo condividerli e lo diremo con chiarezza».