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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2010 alle ore 15:41.
MOSCA - Il cielo, felicemente limpido per qualche ora dopo la pioggia della notte scorsa, si sta già "sporcando" di nuovo: i meteorologi dicono che la tregua concessa a Mosca non reggerà. È nelle mani del vento: che giovedì o venerdì riporterà il fumo dei boschi e delle torbiere, che intorno alla capitale continuano a bruciare. Sta ritornando anche il caldo, nel week-end dovrebbe riavvicinarsi ai 40 gradi. E come se non bastasse, c'è un nuovo allarme: questa ondata di fuoco potrebbe risvegliare lo spettro di Cernobyl.
Il ministro russo delle Emergenze, Serghej Shojgu, lo aveva detto la settimana scorsa: le fiamme si sono spinte fino alle regioni del sud, presso Brjansk, verso il confine con l'Ucraina. Dall'altra parte c'è Cernobyl, con la sua polvere radioattiva penetrata nel terreno e nelle piante, attorno alla centrale e di là dal confine, in terra russa. Gli incendi possono risvegliarla, anche se gli esperti si dividono sull'entità del rischio per l'uomo, qui e più lontano, fin dove può arrivare.
Il servizio russo di protezione forestale ha confermato ciò che era già stato denunciato da Greenpeace e dal Wwf: il 6 agosto una ventina di incendi hanno interessato le regioni attorno a Brjansk. Vladimir Chuprov, responsabile del programma energia di Greenpeace Russia, spiega che la diffusione e l'intensità delle radiazioni dipenderanno dal tempo. In condizioni di vento forte, la polvere di cesio potrebbe arrivare fino a Mosca e minacciare l'Europa.
Il ministero delle Emergenze ora cerca di ridimensionare l'allarme, e spiega che tra venerdì e sabato gli esperti non hanno rilevato variazioni di radioattività significative nelle città russe di Novozybkov e Klintsy. Nelle regione attorno a Brjansk resterebbe attivo un incendio, cento ettari di foresta su cui stanno lavorando i vigili del fuoco.
Per gli abitanti di Mosca, nella morsa del caldo ormai da metà giugno, c'è una preoccupazione in più. Nella settimana tra il 3 e il 9 agosto i prezzi di grano e farina sono cresciuti dello 0,2%, malgrado il blocco dell'export annunciato da Vladimir Putin proprio per non far mancare grano al paese e per soffocare sul nascere l'inflazione nel suo punto più sensibile socialmente. Ma non è solo il grano a rincarare. Dai condizionatori alle bibite fresche, dalle mascherine protettive ai ventilatori, i moscoviti sono sotto attacco nei prodotti più importanti in questa ondata di caldo. Sarebbero cresciuti anche i prezzi delle bare, e il costo di organizzare velocemente funerali ora che il tasso di mortalità è raddoppiato. «I cittadini sono senza alcuna difesa», protesta l'Associazione russa dei consumatori. Non è solo il tempo a non avere pietà.