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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2010 alle ore 18:33.
Alle chiamate alle armi lanciate via web, come ha fatto il Cavaliere qualche giorno fa, il leader della Lega, Umberto Bossi, sembra prediligere altro: dalle adunate sul prato di Pontida al tradizionale rito dell'ampolla alla sorgente del Po fino alle passerelle per i concorsi di bellezza di Miss Padania. Internet, insomma, non lo affascina. Non come accade invece al figlio Renzo che, però, della sua passione per la rete è rimasto vittima. Visto che poco tempo fa fu espulso da Facebook, assieme al profilo da lui creato, dopo aver ideato il gioco "Rimbalza il clandestino": obiettivo evitare ai clandestini di sbarcare sulle coste della penisola. Noi, però, abbiamo comunque intrapreso un piccolo viaggio all'interno del web padano provando a trasformarci per un giorno in sostenitori del Carroccio.
Così, appena si arriva sul sito web ufficiale della Lega, quello che colpisce è l'estrema linearità dell'informazione. Non c'è il pressing che accompagna l'elettore berlusconiano né tantomeno il senso di spaesamento del tesserato del Pd: tutto è presentato in modo estremamente semplice sotto lo sguardo sorridente del Senatur. Nessun particolare ammiccamento nei confronti del potenziale elettore, ma solo la possibilità di inviare delle richieste al partito attraverso l'area "Dillo alla Lega". E basta poco per capire come, anche su Internet, gli uomini del Carroccio prediligano un approccio pragmatico ai problemi. Qui, infatti, non ci vengono chiesti obbligatoriamente, come accadeva altrove, né i nostri dati anagrafici né i recapiti telefonici, ma solo un indirizzo mail presso cui sarà spedita la risposta al nostro quesito.
Al potenziale sostenitore non è offerto molto altro quanto a interattività. Salvo la possibilità di ricevere gratuitamente «informazioni e aggiornamenti utili della Lega Nord». Ma anche in questo caso il sito si limita a chiederci solo pochi dati e l'indirizzo di posta elettronica. La sensazione, dunque, è che il Carroccio utilizzi il web più come vetrina della sua organizzazione e non come strumento di cooptazione. Lo si capisce bene osservando le informazioni presentate. Che privilegiano, semmai, il sostegno concreto al partito attraverso il tesseramento che, leggiamo, «servirà a finanziare la grande battaglia federalista per la libertà della Padania», oppure acquistando i gadget divenuti famosi nei raduni padani.