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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2010 alle ore 09:40.
L'estensione degli incendi si riduce, il tasso di monossido di carbonio nell'aria di Mosca è tornato a livelli accettabili, in tre regioni l'emergenza è finita, e anche la Finlandia conferma che non ci sono variazioni sul fronte della radioattività. Buone notizie, ma non va tutto bene: la siccità che ha colpito le terre russe più importanti per la produzione di grano non presenta il conto subito. E non basterà la pioggia a spazzare via i danni.
Putin e Medvedev lo sanno bene. Proprio ieri ricorreva il 10° anniversario della tragedia del Kursk, il sottomarino nucleare esploso e affondato con i suoi 118 marinai. Quella torretta riemersa senza di loro, davanti alle corone di fiori e ai parenti ancora in cerca di verità, ieri era il simbolo di quanto male può farsi la Russia. Dieci anni dopo un altro inferno, con presidente e primo ministro ansiosi di limitare le ricadute sulla propria popolarità. Quindi, pronti ad attaccare: il nemico ora è la speculazione.
Più dell'80% dei russi, secondo un sondaggio, teme che il calo della produzione di grano si tradurrà in un aumento del pane e di altri generi alimentari. Una serie di rincari è già stata rilevata: farina, pane, zucchero, latte, carne. Per le famiglie a basso reddito, la grande maggioranza in Russia, anche variazioni di pochi centesimi pesano. Da Taganrog, nella Russia meridionale, Dmitrij Medvedev ha lanciato un primo avvertimento: «Nell'intero paese è bruciato circa un quarto del raccolto di grano» ha ammesso, e questo significa la bancarotta per molti agricoltori. «C'è già chi sta sfruttando la situazione» ha continuato il presidente, incaricando le autorità competenti di perseguire gli speculatori. Il giorno prima il ministro dell'Agricoltura Elena Skrynnik aveva chiarito che anche se il raccolto di quest'anno scenderà dai 90 milioni di tonnellate del 2009 a 60 milioni - la cifra più prudente - al paese il grano non mancherà: non esistono basi per i rincari. Presto, c'è da scommettere, Putin apparirà tra i banchi dei supermercati a controllare, come fece lo scorso anno criticando i prezzi delle salsicce (prontamente abbassati).
Medvedev ha anche ipotizzato che il bando all'export in vigore da domenica prossima fino al 31 dicembre possa essere sciolto in anticipo. Ma secondo il ministero dell'Agricoltura, a quel punto la Russia avrebbe già esaurito la quantità disponibile per l'export, 2-4,5 milioni di tonnellate.