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Berlusconi: «O fiducia alla maggioranza o si vota a dicembre»

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2010 alle ore 19:39.

Senza maggioranza si andrà al voto a dicembre. È questo il messaggio finale che emerge dal vertice del vertice durato sei ore e convocato oggi a Palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi per rilanciare l'azione di governo e preparare il confronto con i finiani alla ripresa dei lavori parlamentari. Il Cavaliere stoppa quindi la possibilità che si vada verso governi tecnici che non siano espressione del voto degli elettori. E fissa la road map dell'esecutivo su cui sarà testata l'affidabilità dei parlamentari vicini al presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Al termine del vertice nella residenza romana del Cavaliere viene così approvato un documento in cinque punti (c'è anche la giustizia). Su cui, spiega il premier, «chiediamo un rinnovato impegno al Parlamento». La road map è chiara: spetterà ai presidenti di gruppi parlamentari articolare il programma in una mozione dettagliata su cui l'esecutivo chiederà la fiducia alle Camere e sulla quale, ha ammesso Berlusconi, non ci saranno margini di trattativa. «Noi non accetteremo che sui punti riguardanti il programma che abbiamo sottoscritto con gli elettori - ha spiegato il Cavaliere - ci possano essere trattative come quelle che ci sono state nel passato».

E se la maggioranza non ci c'è si tornerà davanti agli elettori. «È possibile il voto a dicembre?», chiedono al premier. «Assolutamente sì - è la replica - Nel caso che la maggioranza si rivelasse non congrua, in questo caso, ogni tempo in più sarebbe tempo perso, molto negativo per quanto riguarda il paese». Quanto a Gianfranco Fini e alla campagna mediatica scatenata contro di lui dal GIornale e da Libero, Berlusconi nega di «averla mai incentivata».

Nel documento in dieci pagine che il premier ha illustrato ai giornalisti, l'attenzione è puntata quindi su cinque tasselli. A cominciare dalla giustizia dove Berlusconi conferma la volontà di procedere celermente all'approvazione del ddl sul processo breve «per assicurare un processo in tempi ragionevoli ai cittadini» e la necessità di portare a compimento anche il via libera al lodo Alfano per dotare di uno scudo penale le più alte cariche dello Stato. Berlusconi ricorda poi che la maggioranza lavorerà per licenziare anche la riforma federale «che non comporterà assolutamente maggiori costi» e per quanto riguarda «la pressione fiscale è destinata progressivamente a dimuinire».

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Sul fronte della giustizia, il premier ha poi aggiunto che bisognerà condurre in porto una riforma complessiva della giustizia penale e civile. Ma anche un riassetto costituzionale della struttura del Csm per avere due organismi separati e per procedere poi sulla strada della separazione delle carriere dei magistrati. Tasselli necessari perché, ha ricordato il premier, «non si può indulgere dinnanzi al tentativo che una minoranza militante della magistratura cerca di porre in atto sin dal 1994: di abbattere cioè il governo legittimo della Repubblica, in nome di una presunta superiorità morale, attraverso sentenze ispirate da teoremi politici anzichè da un'autentica esigenza di giustizia». Inoltre il Cavaliere ha detto di voler tornare sulla legge sulle intercettazioni «Oggi abbiamo appena esaminato il problema - chiarisce -, poi abbiamo deciso di destinarlo ad altra data, ma con questa legge il problema delle intercettazioni non si risolve affatto».

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