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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2010 alle ore 16:46.
Qualcuno di recente ha addirittura tentato di occuparlo scatenando l'immediato dispiegamento delle forze dell'ordine. Salvo poi chiarire che l'azione di protesta non era affatto diretta contro l'inquilino più famoso dell'immobile, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Perché da quando, nel lontano 1995, il Cavaliere decise di fissare la sua residenza romana al piano nobile del palazzo di proprietà della famiglia Grazioli, il civico 102 di via del Plebiscito è uscito dai libri della storia dell'arte per entrare con forza nel diario della vita politica del paese.
E così anche oggi, in occasione del vertice convocato da Berlusconi per lanciare la sfida ai finiani, i riflettori sono tutti puntati su Palazzo Grazioli. Che fu realizzato nel corso del Cinquecento da Giacomo della Porta e acquistato a metà dell'Ottocento dal duca Vincenzo Grazioli, un proprietario terriero giunto nella capitale dalla Valtellina. Dai cui discendenti il Cavaliere prese in affitto l'immobile nel 1995 quando traslocò qui dall'abitazione di via dell'Anima. Per farne la sua casa, ma anche l'approdo di molti vertici del Pdl e del governo. Che, nonostante via dell'Umiltà, sede ufficiale del partito, e Palazzo Chigi, hanno preso a svolgersi in questo immobile a pochi passi da piazza Venezia.
Che è diventato meta di turisti e soprattutto di azioni di protesta, quasi a sancire il cambio definitivo della geografia del potere romano. L'ultima, appena un mese fa, quando davanti al grande portone che introduce nel cortile del palazzo sfilarono i terremotati dell'Abruzzo per richiamare l'attenzione sui territori colpiti dal sisma nell'aprile del 2009. Proprio mentre, al primo piano del palazzo, Berlusconi riuniva i suoi per decidere la strategia da adottare contro Gianfranco Fini. Ma davanti alla residenza romana del premier ha finito per manifestare un bel pezzo d'Italia: dai gladiatori del Colosseo al popolo viola, sceso in piazza per criticare il ddl intercettazioni. Dai centri sociali, che nel 2003 scaricarono qui tre bidoni di letame, alla protesta "in rosso" di studentesse e precarie contro il ddl Carfagna sulla prostituzione. Fino a Superman. O meglio un aspirante tale: un giovane palermitano a caccia di protagonismo.