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Berlusconi ribadisce la linea con i finiani: 5 punti non trattabili, prendere o lasciare

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2010 alle ore 17:51.

Sul documento varato ieri dal vertice convocato da Silvio Berlusconi non ci saranno margini di trattativa. A dettare il diktat è lo stesso premier che, nel corso dell'incontro con i vertici del Pdl per fare il punto sull'organizzazione del partito, avrebbe ribadito la linea illustrata già ieri sera. «Non accetteremo un voto sul 95% della mozione che conterrà i cinque punti programmatici, - avrebbe detto il Cavaliere ai suoi - non intendiamo trattare sul 5% relativo alla giustizia. Prendere o lasciare». Ma la replica del presidente della Camera, Gianfranco Fini, affidata a chi ha avuto modo di sentirlo in serata, è altrettanto secca: «La politica è un'altra cosa, la politica non si fa con i "prendere o lasciare"».

Durante il confronto il premier avrebbe chiesto «di abbassare i toni nelle dichiarazioni sui giornali» con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. E si sarebbe poi soffermato sulla possibilità che il presidente della Camera lanci un nuovo partito in occasione della festa dell'ex An di Mirabello. Se ciò accadesse, ragiona il presidente del Consiglio, «Fini tradirebbe la volontà degli elettori, ma non credo che si dimetterà». Quanto alla strategia da adottare con i finiani, la strada sembra quella già tracciata nei giorni scorsi: «Dobbiamo provare a parlare e a convincere quelli dialoganti - avrebbe detto secondo quanto riferiscono alcune fonti - non bisogna fare campagna acquisti di basso profilo, anche perché rispetto quelli che gli sono stati leali in buona fede».

Dunque avanti nel dialogo con le colombe finiane, cercando di mettere all'angolo i falchi. «Fini ha cattivi consiglieri. Gente come Granata, Bocchino e Briguglio si ostina ad alimentare lo scontro. Sono sempre quei soliti tre». Gli stessi che sono stati deferiti al collegio dei probiviri del Pdl. E, in vista del rilancio dell'azione di governo, il Cavaliere non avrebbe fatto mistero del suo desiderio di assistere al ritorno dell'Udc nella maggioranza.«Pier Ferdinando Casini dovrebbe venire con noi - è il ragionamento del premier - sarei contento se entrasse nella nostra squadra, anche perchè lui stesso avrebbe dei vantaggi visto che come dimostrano le Regionali, con noi l'Udc prende più voti mentre con la sinistra li perde». Quanto al rischio che la Lega dreni voti al Pdl in caso di voto, il Cavaliere non sembra preoccupato. «Il Carroccio crescerebbe sicuramente, ma siccome il rapporto con noi è di leale collaborazione, questo non sarebbe un problema».

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Berlusconi ha poi affrontato con i suoi anche il problema della riorganizzazione del partito. Dando mandato al Pdl di costituire in tempi brevi le "squadre della libertà", una struttura che in raccordo con il partito e i suoi vertici e sotto la guida dell'ala movimentista del Pdl. Le squadre dovranno occuparsi di rinsaldare il legame con il territorio e, in caso di elezioni anticipate, di mobilitarsi per coprire i 61mila seggi elettorali. Lo scopo del progetto è anche quello di informare i cittadini di quanto fatto dal governo e di favorirne la strutturazione sul territorio. Allo studio ci sarebbe la possibilità di dotare le squadre della libertà di tre coordinatori.

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