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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2010 alle ore 08:05.
Professionisti al tempo della crisi. Fatturati in calo e assegni previdenziali in sofferenza. Lo scenario che lasciano intravedere i dati della casse professionali, fotografato al dicembre 2008, alle prime avvisaglie della crisi finanziaria ed economica che ha colpito il sistema produttivo mondiale negli ultimi due anni, è tuttavia molto chiaro. I trend sono emblematici ed è purtroppo facile analizzarli in prospettiva.
Per gli ingegneri il calo dei redditi, ad esempio, si è attestato nel 2008 all'1,5 per cento. «Ma il dato relativo ai fatturati è in realtà solo l'inizio di una diminuzione che si è andata accentuando con il trascorrere dei mesi», spiega il presidente del Consiglio nazionale Giovanni Rolando. «Mi aspetto un calo ancora maggiore dai dati relativi ai redditi 2009 e a quelli 2010, perché i professionisti sono ancora in crisi». Le difficoltà negli studi degli ingegneri sono cominciate alla fine del 2008, quando la recessione ha bloccato il settore del mattone. «Alla frenata busca del mercato edilizio privato – continua il presidente del Cni – si aggiunge anche la crisi delle opere pubbliche. Si lavora meno, e quando si lavora si fa una gran fatica a farsi pagare».
Il ritardo nei pagamenti non riguarda solo il settore privato («alcuni committenti sono addirittura falliti e quindi il professionista non riceverà mai compenso») ma anche quello pubblico: «I comuni – sottolinea Rolando – sono inchiodati al patto di stabilità e rimandano i pagamenti». Un'ulteriore sforbiciata ai redditi deriva dall'abolizione delle tariffe minime imposta dalle "lenzuolate" dell'ex ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani: «Se si aboliscono le tariffe in un momento in cui c'è poco lavoro – puntualizza il presidente del Cni – si finisce per favorire la concorrenza sleale di chi offre prestazioni a prezzi stracciati pur di lavorare».
Alla crisi del 2008 si aggiunge un incremento sproporzionato degli iscritti all'Albo: basti pensare che la Francia ha un terzo degli ingegneri dell'Italia. Sono i giovani a vivere le difficoltà maggiori e soprattutto pensando a loro Rolando chiede incentivi economici e un più facile accesso al credito. «Ma serve anche un potenziamento delle società interprofessionali e un piano di investimenti mirato», aggiunge.