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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2010 alle ore 08:04.
Ingegneri, architetti e avvocati. Sono queste le professioni protagoniste del boom degli ultimi anni. Gli iscritti alla Cassa dei tecnici e a quella forense sono più che raddoppiati dal 1996 al 2009. I primi (ingegneri e architetti) sono passati dai 62.500 circa del 1996 a sfiorare i 150mila nel 2009 (+138%). I secondi sono lievitati, nello stesso periodo, partendo da 64mila e riuscendo a sfondare il tetto dei 150mila (+135,9%).
Ma se le pensioni sono cresciute meno degli attivi (rispettivamente +38% e +44%) in 14 anni, solo per i legali le entrate per contributi hanno raggiunto quasi lo stesso livello di incrementi delle uscite per pensioni: 200% contro 196 per cento. Al contrario, se sul lungo periodo le sostanziose percentuali di crescita di entrate e uscite assicurano, a ingegneri e architetti, ancora un buon equilibrio (287% contro 161%), l'ente si trova, per il secondo anno ad avere più uscite (3,65%) che ingressi (4,61%): lo scorso anno erano, rispettivamente 5,13 contro 2,43 per cento.
Tuttavia, mentre gli avvocati scontano una forte saturazione del mercato e una cronica precarietà delle proprie giovani leve (che la crisi economica ha ulteriormente acuito), le professioni tecnico-scientifiche mostrano ancora spazi di affermazione e più adattamento alle dinamiche di mercato. La riforma forense innalza, tra le altre cose, l'età pensionabile e le aliquote contributive ma non tocca il meccanismo retributivo. Anche Inarcassa ha optato per modifiche delle leve e di alcuni trattamenti senza alterare il quadro di calcolo.
I nuovi iscritti – che però da qualche anno, complice la stagnazione del Pil e la crisi, faticano ad affermarsi e ad avere una promettente capacità di reddito – sono da sempre determinanti per la salute dei conti previdenziali. Ma, come mostra l'indagine annuale del Sole 24 Ore che prende in esame le variabili demografiche ed economiche dei bilanci 2009 delle Casse professionali confrontandoli con i dati del 1996, gli enti privati sembrano seguire due dinamiche.
Alcune Casse sono alla ricerca di giovani per "salvarsi" e dare una nuova prospettiva a profili professionali giunti a esaurimento o in forte trasformazione (come ragionieri e geometri). In altre, come quelle appena citate di avvocati, ingegneri e architetti, i giovani sono già numerosi, ma la sostenibilità futura dipende troppo da un sistema retributivo che poggia sui 30-40enni (chiamati a sostenere una promessa previdenziale difficile da assicurare nel futuro) e sulla loro capacità di acquisire reddito.