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Berlusconi: «Mai più ammucchiate». Convocati dal Pdl i finiani con incarichi operativi a livello locale

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2010 alle ore 11:32.

Il governo va avanti per provare a realizzare il programma allontanando per ora lo spettro delle elezioni anticipate. Dopo il vertice di ieri a Lesa con Umberto Bossi che ha sancito il momentaneo alt a un ingresso dei centristi nella maggioranza, Silvio Berlusconi prova a lasciarsi alle spalle la lunga estate degli scontri interni al Pdl e, in un audiomessaggio ai promotori della Libertà, boccia nettamente la proposta lanciata oggi dal segretario del Pd, Pierluigi Bersani («un nuovo Ulivo per sconfiggere il Cavaliere»). «Anche oggi si può cogliere la fotografia di due situazioni contrapposte: da un lato, il governo del fare; dall'altro, i politici di professione e i loro giornalisti di riferimento che discutono tra loro di ammucchiate fuori del tempo». E, poco dopo, arriva anche la replica del leader democratico. «Adesso no, adesso basta. La mia è una proposta politica chiara e precisa. La sua, è un'ammucchiata».

In serata interviene il segretario del Carroccio, Umberto Bossi, che non agita più, come previsto, l'arma del ricorso alle urne. «Il governo - spiega il Senatùr - tiene fino a quando ha i voti». Poi, quando i cronisti gli chiedono come si comporterà Gianfranco Fini, il ministro delle Riforme taglia corto. «Bene». Convinto che il governo andrà avanti senza passare attraverso scenari alternativi. Contro i quali anche il Cavaliere, nel suo messaggio ai promotori della libertà, è durissimo. «Come si può pensare, nell'anno di grazia 2010, a resuscitare alleanze dal collante incerto, dai programmi ancora più incerti, dalle prospettive addirittura incertissime? Grazie al nostro ingresso in campo, gli elettori oramai e definitivamente si sono abituati ad una chiarezza semplificativa che non potrà mai più essere abbandonata».

Quindi traccia la prossima road map della maggioranza e non manca il riferimento ai finiani, i cui gruppi parlamentari aveva giudicato «paradossali» solo qualche giorno fa. «I cinque punti che il Popolo della Libertà e il governo - aggiunge Berlusconi - intendono portare con priorità in settembre dinnanzi alle due Camere, confermando tutto il programma approvato dagli elettori, sono la continuazione concreta di una politica tutta tesa ai fatti: su quei punti e per quei punti sono stati eletti tutti i rappresentanti del Popolo della libertà (ecco la bacchettata ai parlamentari di Fli, ndr) che su quei punti e per quei punti saranno chiamati ad impegnarsi per portare a termine una legislatura fruttuosa e feconda di risultati positivi».

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Tags Correlati: Cavaliere | Egidio Digilio | Elezioni | Enzo Raisi | Giulia Cosenza | L'Ulivo | Lega | Luca Bellotti | Partiti politici | PD | PDL | Pierluigi Bersani | Roberto Menia | Senatùr | Silvio Berlusconi | Umberto Bossi

 

Il programma della maggioranza dunque non cambia. E, spiega ancora Berlusconi ai militanti del Pdl, cui si era già rivolto nei giorni scorsi, «tutto il resto sono soltanto chiacchiere, chiacchiere e basta». L'estate, aggiunge il Cavaliere, «è stagione ingannevole, con il suo caldo e con le sue lunghe giornate dedicate per convenzione alle vacanze e al riposo forzato» e «tutto questo spiega come questa estate, l'estate del 2010 passerà alla storia per il ritorno alla vecchia politica del teatrino e appunto delle chiacchere».

Nel Pdl, però, la tensione resta alta. E oggi a riscaldare gli animi ha contribuito la scelta, da parte dei tre coordinatori del Pd, di convocare i parlamentari di Fli che hanno incarichi operativi nel partito a livello locale: ossia i deputati e i senatori che sono coordinatori regionali e provinciali del Pdl. Sulla carta si tratta di piccoli numeri visto che i parlamentari finiani con incarichi di partito sono attualmente quattro: Egidio Digilio (Basilicata), Roberto Menia (Friuli Venezia Giulia), Luca Bellotti (Rovigo), Giulia Cosenza (Avellino). Nessuna convocazione, invece, ha chiarito Ignazio La Russa, per i casi già "chiari" come quello di Enzo Raisi, coordinatore del Pdl a Bologna, ma anche fautore di un gruppo autonomo in provincia: due ruoli giudicati incompatibili dal Pdl. La convocazione è prevista per la prima settimana di settembre. «È un modo soft di fare la conta - spiegano al Sole24ore.com da ambienti berlusconiani - senza arrivare alla rottura». Durissima la replica del viceministro Adolfo Urso, fedelissimo di Fini. «È una procedura poliziesca e intimidatoria che aggrava il clima politico. Consiglierei ai convocati di non presentarsi agli interrogatori». (Ce. Do.)

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