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Oggi a Washington la sfida dei Tea Party, con Glenn Beck (Fox News) e Sarah Palin

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2010 alle ore 13:16.

Il Tea Party gongola per i buoni risultati alle primarie per le elezioni di metà mandato del 2 novembre. E oggi alza il tiro. Organizzando a Washington, nel cuore di quell'establishment tanto vituperato, una grande manifestazione con la regia di Glenn Beck, scatenato conduttore della tv amica Fox News di Rupert Murdoch, e un intervento di Sarah Palin, il punto di riferimento sulla scena politica.

Ma c'è di più. Oggi non è un giorno qualsiasi. Il 28 agosto è il giorno in cui proprio qui Martin Luther King nel 1963 incantò l'America e il mondo con il discorso "I have a dream", momento cruciale nella battaglia per i diritti civili e contro la segregazione razziale. La scelta del Tea Party di far sentire il proprio peso e la propria voce proprio il 28 agosto, chiamando a raccolta 100mila persone sulla spianata del Mall, è una provocazione intollerabile per le associazioni che difendono i diritti civili: non possono accettare che un gruppo quasi esclusivamente bianco e apertamente ultraconservatore possa "invadere" un luogo e "usurpare" una data così significativi per la comunità afroamericana.

Beck non dà alcuna importanza alle polemiche . L'appuntamento battezzato "Restoring honor" vuole «rendere onore alle truppe e a tutti gli eroi americani. Abraham Lincoln non appartiene ai bianchi, Martin Luther King non appartiene ai neri. Sono icone del nostro paese, di questo dovremmo parlare e l'evento ha a che fare con questo», ha detto, tirando dritto per la sua strada. La coincidenza del 28 agosto? Solo un segno della «divina provvidenza». Accanto alla macchina di Beck - gigantesca nella costruzione del consenso, con pubblicità e interventi continui in tv e radio - lavora il Freedom Works, oggi braccio operativo del Tea Party sul territorio, ma dalle origini più antiche in area repubblicana. La sua logica è quella del porta a porta, per conquistare la fiducia di conoscenti o vicini di quartiere in quei distretti dove una manciata di voti può fare la differenza. Gli attivisti hanno tra i 20 e i 30 anni, lavorano a tutto campo "allenandosi" per le elezioni del 2 novembre.

La prova di forza del Tea Party crea non poche tensioni in casa repubblicana. Basti dire che Doug Heye, portavoce del presidente del partito Michael Steel, ha detto che «per essere onesto, non so di alcun evento organizzato da Glenn Beck». E i risultati delle urne nelle recenti primarie non fanno che alimentare le preoccupazioni. Il veterano John McCain ha vinto nettamente in Arizona contro J.D. Hayworth, è vero, ma spendendo oltre 21 milioni di dollari, radicalizzando il proprio messaggio politico e godendo dell'appoggio della Palin.

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In Florida Marco Rubio, appoggiato dal Tea Party per il seggio al Senato, ha preso la bellezza di 900mila voti: pochi elettori, a quanto pare, hanno sentito la mancanza del governatore uscente Charlie Crist, che correrà come indipendente. Stesso copione proprio per la poltrona di governatore, dove l'outsider Rick Scott ha avuto ragione del procuratore Bill McCollumappoggiato dall'establishment del partito. La sorpresa più grossa potrebbe però arrivare dall'Alaska, dove il 43enne Joe Miller, sostenuto dalla Palin, è in vantaggio di duemila voti sulla blasonata avversaria Lisa Murkowski: se la spuntasse, sarebbe un risultato storico, visto che quella dei Murkowski è una dinastia repubblicana da sempre al potere nello stato.

Considerando gli esiti di altre precedenti primarie, dove i rappresentanti del movimento ultra liberista e anti-tasse si sono affermati a spese di colleghi più moderati - è accaduto in Kentucky, Colorado, Minnesota, Connecticut, Utah - il rischio che i democratici in alcuni stati possano cavalcare la deriva estremista degli avversari e dunque essere avvantaggiati nelle elezioni del due novembre è davvero concreto.

eliana.dicaro@ilsole24ore.com

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