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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2010 alle ore 18:16.
Nella maggioranza non si spengono le polemiche dopo la durissima contrapposizione registrata ieri sul processo breve tra il guardasigilli Angelino Alfano e l'Anm. Contro cui oggi si è scagliato il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che ha definito «inaccettabile» la posizione dei magistrati. «A fronte dell'impegno preso dal ministro Alfano per mobilitare risorse allo scopo di dare sostanza alla legge impropriamente detta del "processo breve", o meglio sulla ragionevole durata del processo, adesso l'Anm fa le barricate confermando la sua politicizzazione e la volontà di essere la controparte del governo e del Parlamento senza il cui assenso nulla si potrebbe fare sul terreno della giustizia».
Cicchitto ha quindi riassunto la linea del Pdl e la volontà di non fare passi indietro rispetto all'annuncio dato ieri da Alfano. Che ha indicato il processo breve come una delle priorità dell'esecutivo. «È indispensabile che, all'interno dei 5 punti programmatici, sul terreno della giustizia e del cosiddetto "processo breve" - avverte Cicchitto - vengano assunti impegni precisi e non si giochi a ripetere ciò che è avvenuto per il disegno di legge sulle intercettazioni. L'eccesso di furbizia può provocare disastri». Mentre il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha chiamato in causa anche il Quirinale ricordando come nel 2006 il Pd, di cui Giorgio Napolitano era un esponente, «propose un'ampia amnistia a causa della quale si rischia di celebrare molti processi che poi non porteranno a condanne». Quindi, aggiunge, «sicuramente il presidente Napolitano ricorderà quelle scelte e saprà valutare con equilibrio le decisioni del Parlamento di oggi».
Un riferimento nemmeno troppo velato ai fedelissimi di Gianfranco Fini che hanno già fatto sapere di non essere disponibili ad accettare aut aut sul provvedimento. Il capogruppo alla Camera di Futuro e libertà, Italo Bocchino, lo aveva detto ieri (ricordando le perplessità del Colle sul ddl) e lo ha ribadito anche oggi dalle pagine di Repubblica. «Il testo approvato dal Senato è un'amnistia mascherata e dovrà essere corretto a Montecitorio». Affermazioni puntellate oggi anche da un altro falco finiano, Carmelo Briguglio, che ha confermato il suo no al provvedimento. «Così come è formulato, io non lo voto», ha detto l'esponente di Fli. «Il ministro Alfano, voglio sperare in buona fede, al tempo del voto in aula al Senato ci fornì delle cifre sui processi che sarebbero andati in prescrizione con l'approvazione del processo breve. Dati che si sono poi rivelati fortemente inesatti».