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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2010 alle ore 15:59.
Dall'agenda parlamentare qualche sorpresa: riparte il processo breve, scompare il ddl intercettazioni. Furiose le opposizioni che sulla ricomparsa del processo breve parlano di «menzogne da parte del premier». La maggioranza, infatti, con in testa il capogruppo del Pdl Enrico Costa, ha dato il via libera all'esame del ddl sul processo breve, ma non si è opposta alla richiesta di audizioni che è arrivata dal Pd. Così già da mercoledì della prossima settimana, precisa la presidente della commissione Giustizia, la finiana Giulia Bongiorno, «cominceremo le audizioni» sul provvedimento il cui relatore è Maurizio Paniz del Pdl.
«L'idea - commenta il deputato dell'Udc Roberto Rao - è che vogliano mettere sul tavolo tutte le cartucce che hanno a disposizione. Così quando decideranno cosa fare, saranno pronti». Per il capogruppo del Pd incommissione Donatella Ferranti, «la verità è che nella prima riunione dicommissione il Pdl ha gettato la maschera dimostrando una volta per tutte che il processo breve resta la loro priorità».
Il capogruppo alla Camera del Pd, Dario Franceschini, ritiene «una vittoria» la scomparsa del ddl intercettazioni dall'agenda parlamentare. Al termine della Conferenza dei capigruppo a Montecitorio, il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ha fatto sapere che fine settembre il premier Silvio Berlusconi riferirà in aula sulla crisi nella maggioranza. «È bene che il presidente del Consiglio porti in Parlamento una crisi che ha raggiunto il livello massimo di conflittualità».
La conferenza dei capigruppo ha deciso su sollecitazione della Lega Nord che il 5 e 6 ottobre alla Camera si procederà al rinnovo delle presidenze delle commissioni parlamentari permanenti. Richiesta ritenuta dal presidente Fini «assolutamente legittima». Fra le altre decisioni il 20 settembre comincerà la discussione generale sul bilancio interno della Camera, che proseguirà fino al 23 settembre.
La prima riunione della capigruppo è stata l'occasione per riaccendere lo scontro fra il Pdl e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Cicchitto, ha subito sollevato il problema delle dimissioni di Fini da presidente della Camera sottolineando la «grave anomalia istituzionale» rappresentata, a suo parere, dalla terza carica dello Stato che sta operando «una scissione» dal Pdl e creando «un nuovo partito» e «uno squilibrio istituzionale».