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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2010 alle ore 13:09.
Berlusconi resiste al pressing della Lega e spegne la voglia di elezioni a novembre del Senatur. Calderoli rilancia con un paio di suggerimenti tattici al leader della Lega: chiedere al Colle di sciogliere una soltanto delle Camere e non partecipare alla prima chiama sulla fiducia». «Così - ha spiegato il ministro per la Semplificazione - si potrà verificare se quella maggioranza dipende solo dai finiani e assumere le conseguenze. Se, viceversa, c'è una maggioranza vera senza i "sì, ma però", si può andare avanti. Le vie del Signore sono infinite, ma la moltiplicazione dei pani e dei pesci non l'ho ancora vista fare a Berlusconi». Poi il Senatur in serata assicura che il Carroccio non farà mancare i suoi voti al governo per la mozione sui cosiddetti "cinque punti" che andrà in aula a fine settembre.
La frenata del Cavaliere all'ufficio di presidenza del Pdl di ieri, ha fatto esultare il presidente della Camera, Gianfranco Fini, convinto che il responso delle urne premierebbe il leader della Lega, Umberto Bossi, a scapito del Pdl. La strada delle urne potrebbe essere comunque percorsa in primavera, quando il Pdl, meno radicato della Lega sul territorio, avrà affinato la propaganda porta a porta che sta mettendo a punto in questi giorni.
Intanto in Parlamento la partita si gioca sui numeri. «Si va avanti tranquilli», in Parlamento «ci sono i numeri», ha detto ieri sera il premier lasciando Palazzo Grazioli al termine dell'ufficio di presidenza del Pdl. La crisi della maggioranza ha fatto diventare ad alto valore aggiunto i voti dei piccolissimi partiti, che potranno rappresentare l'ago della bilancia per segnare il peso del governo: la prova del voto sarà la risoluzione al termine dell'intervento di Berlusconi a fine settembre a Montecitorio. Ma c'è anche la mozione di sfiducia al governo presentata da Antonio Di Pietro, sulla quale il leader dell'Idv chiede anche i voti dei finiani.
Uno dei politici più corteggiati dall'entourage del Cavaliere è il governatore siciliano e leader dell'Mpa, Raffaele Lombardo, che dispone dei voti di 4 senatori e 5 deputati. «Ho incontrato il presidente del Consiglio e gli ho detto chiaramente che valuteremo con attenzione i cinque punti che porterà in Parlamento», ha detto Lombardo, ribadendo che attende «risposte concrete» sul Mezzogiorno e sui fondi Fas. In gioco 4,313 miliardi di Fondi Fas per la Sicilia.