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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2010 alle ore 18:10.
È stata adottata fra la bagarre generale dal Parlamento francese, tra i fischi e con migliaia di persone in piazza a protestare la controversa riforma delle pensioni, che alza l'età minima per lasciare il lavoro da 60 a 62 anni. Il voto senza suspense di oggi sfida l'ostilità dei francesi, mentre lo scandalo Bettencourt mina la credibilità del principale fautore della riforma, il ministro del Lavoro Eric Woerth proprio mentre il presidente Nicolas Sarkozy entra in guerra con Bruxelles per le espulsioni dei rom.
È stata una giornata folle per la Francia non solo sul piano internazionale, ma anche interno. Le tensioni erano palpabili nell'Assemblea nazionale, dopo una notte intera di discussioni. La seduta-fiume è stata sospesa stamane alle 10 dal presidente Bernard Accoyer (Ump, maggioranza di destra), mettendo fine agli interventi dei deputati socialisti che avevano chiesto il diritto di intervenire nel dibattito, uno per uno, con l'intenzione chiara di far slittare il voto. La gauche ha inscenato una vivace protesta, chiedendo in coro le dimissioni «immediate» di Accoyer. «Non permetterò, attraverso queste piccole manovre - si è difeso Accoyer fra le proteste e le grida dell'emiciclo - il ritorno dell'ostruzionismo che paralizza il nostro Parlamento».
In seguito dalle polemiche, il dibattito è ripreso alle 15, mentre sull'altra riva della Senna, a place de la Concorde, almeno 6.500 persone (secondo fonti della polizia) erano state riunite dai sindacati. Contro la legge hanno srotolato i loro striscioni: «Non votate, questa riforma è ingiusta». E hanno sventolato centinaia di bandiere bianco-rosso-blu, mentre in aula i socialisti rientravano indossando la sciarpa tricolore.
Una pioggia di fischi ha accompagnato l'ingresso di Accoyer, accusato dalla gauche di obbedire agli «ordini dell'Eliseo». Il dibattito si è anche spinto al di là delle pensioni quando il leader dei deputati socialisti, Jean-Marc Ayrault, ha accusato Woerth di essere «il simbolo della crisi morale e politica» che sta vivendo il Paese. Il ministro, che ha difeso fino all'ultimo il testo, forte della fiducia di Sarkozy, ribadita a più riprese da settimane, non ha replicato e si è accontentato di alzare gli occhi al cielo.