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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2010 alle ore 08:04.
«Le stime sull'anticipo della cosiddetta gobba indicata al tempo della riforma Dini sono state formulate più di 12 mesi fa: a tutt'oggi noi non registriamo l'avverarsi di quelle previsioni». Il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, quasi scandisce le parole nel sottolineare come il sistema previdenziale italiano sia stabile e al riparo dagli strascichi della crisi economica. Anche perché – sottolinea – «a luglio, con la manovra estiva, è stata introdotta la più grande e definitiva riforma che attendeva il nostro sistema pensionistico».
Presidente, la gobba che riforma Dini fissava al 2035 è arrivata con grande anticipo sotto la spinta della crisi. Il governo ha puntellato l'impalcatura pensionistica con nuovi interventi. C'è però chi sostiene che il rapporto spesa-Pil rimanga una spina nel fianco della previdenza.
Al momento le previsioni sull'anticipo della cosiddetta gabba non sono affatto confermate. Intanto con la manovra estiva, approvata nelle scorse settimane dal parlamento, è arrivata la riforma delle riforme.
Vuol dire che i pensionati attuali e futuri possono sentirsi al sicuro?
Gli interventi di luglio sono la chiusura di un cantiere iniziato ai primi anni '90 con la riforma Amato e proseguito con i successivi interventi che si sono succeduti nel corso degli anni. A questi macro-interventi vanno aggiunti 22 micro-interventi di manutenzione normativa, perché non va dimenticato che la previdenza è qualcosa da tenere costantemente sotto osservazione.
Il futuro rimane incerto: resta ad esempio da risolvere il problema dei tassi di sostituzione, ovvero dell'adeguatezza degli importi delle pensioni future.
Con la manovra di quest'anno, credo che sia stata messa la parola fine al cantiere delle pensioni, perché sono state adottate due misure che mettono al riparo e stabilizzano il nostro sistema pensionistico. La prima è la finestra a scorrimento, o finestra mobile, che qualcuno ha anche denominato lodo Mastrapasqua. Questo intervento di fatto ha reso un po' meno diseguale il dispositivo delle finestre adottato dalla legge Prodi-Damiano: dopo due anni si è capito che funzionava ma andava reso più omogeneo e meno sperequativo tra le varie persone anche in relazione alla loro uscita dal mondo del lavoro.