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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2010 alle ore 15:04.
«L'Italia vive un momento di brutta politica ma c'è un'Italia sana, bella che ci interessa di più ed é quella fatta da chi lavora e si sacrifica». La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, - da Venezia, dove ha partecipato all'inaugurazione del nuovo complesso Diesel di Renzo Rosso - ha puntato il dito contro il livello della vita politica del paese - fatto di «amanti, di cognati e di appartamenti» - sostenendo che «si è parlato per tutta l'estate di temi che non interessano a nessuno». Per contro ha apprezzato e pubblicamente lodato l'Italia «che vuole sacrificarsi, fatta da imprenditori che offrono occupazione e benessere», chiedendo più visibilità e più forza per l'impresa italiana anche nel dibattito politico. I conflitti personali (tra leader politici), ha proseguito Marcegaglia, rischiano di distogliere dai temi «veri» del lavoro, dell'occupazione, della crescita.
«Il nostro richiamo come Confindustria è continuo: basta litigare, basta occuparsi di beghe interne, occupatevi della crescita, del problema fiscale, di quello dell'occupazione e di ridurre la burocrazia. Facciamo le riforme serie che servono al paese», ha chiesto Marcegaglia. Rispondendo a una domanda su che cosa sarebbe successo nel caso in cui la maggioranza non ci fosse più, la presidente di Confindustria ha detto che «comunque il governo deve andare avanti». E nella giornata in cui é ripartito il negoziato tra imprese metalmeccaniche e parti sociali per disciplinare le deroghe al contratto nazionale, Marcegaglia conferma la disponibilità di Confindustria a «fare il possibile perché ci sia il maggior accordo possibile tra sindacati e lavoratori. La nostra porta è sempre aperta anche alla Cgil e alla Fiom (che non ha preso parte ai negoziati, ndr) ma dev'essere chiaro che non possiamo fermarci».
Secondo il numero uno degli industriali «siamo in una fase economica in cui non possiamo guardare al passato, alle ideologie, dobbiamo andare avanti, dobbiamo dare più forza ai contratti aziendali, unire veramente la produttività con salari maggiori, che sono poi i due problemi che ha in questo momento l'Italia».