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La morte del soldato italiano: tutti i limiti del Predator disarmato

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2010 alle ore 19:14.

La morte del tenente Alessandro Romani e il ferimento di un altro incursore del Nono Reggimento "Col Moschin", pur rientrando tra le perdite che in un conflitto dovrebbero sempre essere tenute in conto, si sarebbero potuti evitare quanto meno nelle circostanze nelle quali si sono svolti i fatti. Un velivolo teleguidato Predator della Task Force Astore dell'Aeronautica italiana era in perlustrazione lungo la strada 517 che da Farah conduce a Delaram anticipando una colonna militare diretta alla base italiana di Bakwa, sede della Task Force South East incaricata di presidiare una delle aree più pericolose dell'intero settore Occidentale.

La sofisticata telecamera del Predator inquadra quattro miliziani intenti a piazzare una bomba improvvisata (Ied) sotto il ciglio della strada. Se si trattasse di un velivolo teleguidato con le insegne statunitensi o britanniche disporrebbe di missili Hellfire sotto le ali con i quali eliminare "in tempo reale" i quattro terroristi senza che questi neppure si accorgano di essere stati scoperti.

L'Italia invece non ha mai autorizzato l'installazione di armi sui Predator né ha acquistato i missili Hellfire da imbarcarvi.. Per questo gli analisti che nella base all'aeroporto di Herat esaminano i video trasmessi dal Predator possono solo informare la base di Farah City dove sono presenti elicotteri da trasporto Ch-47 e da attacco Mangusta della Task Force Fenice e soprattutto un reparto della Task Force 45 di forze speciali. In pochi minuti incursori ed elicotteri decollano ma intanto i talebani si son rifugiati dentro un edificio come confermano le immagini del Predator. Quando i militari italiani atterrano vengono investiti da una pioggia di fuoco, non è chiaro se solo dagli uomini chiusi nella casa o se anche da altri miliziani appostati altrove. Il ferimento dei due militari impone la rapida evacuazione all'ospedale statunitense di Farah mentre i due elicotteri Mangusta , con cannoni a tiro rapido e missili Tow, spazzano via la resistenza dei miliziani. Una battaglia costosa in termini di vite umane e di spesa finanziaria che ha mobilitato elicotteri e truppe, che sarebbe stata evitata con il lancio di un missile Hellfire da parte del Predator che aveva individuato i quattro talebani.

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Tags Correlati: Alessandro Romani | Al Qaeda | Aviazione Militare | Bakwa | Farah City | Herat | Italia | Occidentale | South East | Task Force | Trasporti e viabilità |

 

E' inutile e pericoloso acquistare e mandare in Afghanistan i migliori mezzi sul mercato se poi non si consente ai militari di impiegarli con le armi previste o non se ne autorizza l'impiego bellico. Oltre ai Predator volano disarmati anche i quattro cacciabombardieri AMX basati Herat, costretti a compiere solo missioni di ricognizione ed eventualmente a intervenire in caso di emergenza sparando con il cannoncino da 20 millimetri, arma del tutto inadatta a colpire con precisione il nemico e potenzialmente più pericolosa e meno precisa in caso di presenza di civili.

La fobia della classe politica nei confronti di possibili danni collaterali sta determinando effetti paradossali e a volte tragici sull'impiego dei mezzi aerei italiani in Afghanistan. Le colonne del nostro contingente che cadono nelle imboscate talebane vengono soccorse dalle bombe lanciate dai jet alleati ma non dagli AMX italiani che ne sono privi. Eppure l'Aeronautica, dopo aver speso centinaia di milioni per ammodernare i jet Tornado e AMX , ha acquistato per 34 milioni di dollari 500 Small Diameters Bombs , ordigni a basso potenziale concepiti proprio per ridurre i rischi di danni collaterali. Anche i nuovi velivoli teleguidati Reaper acquistati dall'Aeronautica e già arrivati alla base pugliese di Amendola, sono disarmati per decisione politica. Benché abbiano un'autonomia e una capacità di carico bellico molto più ampia del Predator anche i Reaper italiani imbarcheranno solo sistemi elettronici e di osservazione ma non bombe o missili. Eppure i Reaper (nome che non a caso significa "mietitore") sono impiegati tutti i giorni per colpire le basi talebane e di al-Qaeda in territorio pakistano e si sono rivelati ottimi strumenti bellici.

Nonostante i molti milioni di euro spesi per acquistare anche questi velivoli, l'Italia li impiegherà solo per "vedere" e localizzare il nemico che dovrà poi essere inseguito e affrontato (se si arriverà in tempo) da elicotteri e truppe mettendo stupidamente e inutilmente a repentaglio la vita dei nostri soldati in nome della guerra "politically correct".

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