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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2010 alle ore 18:34.
A onor del vero la proposta di legge 3572, promossa dalla Lega, e che prevede il trasferimento di Consob e Antitrust da Roma a Milano, ha bussato alla porta della Camera il 23 giugno scorso. Per essere assegnata alla commissione Affari costituzionali solo il 4 agosto. Poi più nulla, complice la pausa estiva. Nel frattempo, però, è successo di tutto: dal via libera al decreto di Roma capitale alla nuova sfida del Carroccio. Che, dopo lo spostamento dei ministeri da Roma, è arrivatoa a chiedere anche una capitale del Nord. Tanto da spingere ieri il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a un severo richiamo: «La capitale d'Italia è Roma e mortificare o disperdere le strutture portanti dello Stato nazionale sarebbe semplicemente fuorviante».
Oggi, però, il capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, è tornato a rilanciare la battaglia sul trasloco di Consob e Antitrust. Ufficialmente perché la pdl è all'ordine del giorno odierno della commissione (ma la ripresa dell'esame è slittata a domani). «Non credo che il presidente Napolitano - spiega Reguzzoni - si riferisse anche al trasferimento degli organismi di garanzia e comunque tutto questo rientra nel discorso più ampio del federalismo: delocalizzando le strutture sul territorio il governo centrale diventa più forte lontano da Roma». Esattamente il contrario del Napolitano-pensiero, ma Reguzzoni si mostra convinto del fatto suo. «Avere una struttura come la Consob che ha il 20% di dipendenti a Milano e l'80% a Roma, con la Borsa che ha sede nel capoluogo meneghino, si traduce solo in un aggravio di costi».
A giudicare dalle 71 firme in calce al documento non è l'unico a pensarla così. Anzi, l'idea del Carroccio ha fatto breccia anche tra dieci deputati del Pdl, uno dell'Udc (Mantini), un finiano (Divella) e tre esponenti del Pd (Pizzetti, Marantelli e Peluffo). Tutta gente che però ha aggiunto la propria firma prima che la Lega invocasse la capitale del Nord e il decentramento dei ministeri. E soprattutto prima della bacchettata di Napolitano. Tanto più che in commissione l'esito della pdl sembra segnato. «Fa parte della propaganda del Carroccio - ammette un berlusconiano doc - e tutto procederà a rilento. D'altro canto non è un tema di governo, non abbiamo fatto riunioni sull'argomento e non rientra in alcuna trattativa politica».