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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 14:51.
Canta e ride Mohamed, il suo tormentone preferito è Voglio andare in Inghilterra, il ritornello d'un pezzo rap di Fabri Fibra trasmesso dalla radio mentre lavorava, in nero, come aiuto cuoco in un ristorante di Cassibile, provincia di Agrigento. Ora per lui l'Inghilterra è davvero a un passo. In mezzo ci sono i 34 km della Manica mentre di giorno le scogliere di Dover si intuiscono nitide all'orizzonte. Mohamed è sbarcato a Porto Empedocle nel 2007, insieme ad altri duecento Somali suoi connazionali. In un marcato accento siculo racconta come in Italia ha imparato a trinciare le chele agli astici e quando ha deciso di ripartire verso la vagheggiata Inghilterra: "lì c'è più lavoro", spiega. A Trapani ci sono anche storie di immigrati che ce l'hanno fatta. Hanno un lavoro e sono integrati con la società locale.
Il viaggio di Mohamed invece ora fa tappa al porto di Calais, la città dove si imbocca l'Eurotunnel che collega la continentale Francia al Regno Unito. Mohamed passa le giornate aspettando l'occasione buona per nascondersi in qualche tir e attraversare quel corridoio di mare. Intorno a lui ci sono centinaia di altri migranti, anche loro con lo sguardo rivolto alla Gran Bretagna e con un pezzo di Italia lasciato alle spalle. Nella babele linguistica di Calais l'italiano è la lingua più praticata: attraverso l'idioma di Dante e Petrarca circolano informazioni disparate fra i diversi gruppi etnici di migranti.
In Italiano i sudanesi parlano con gli afgani e gli eritrei con i curdi; si scherza, si litiga, si commentano i nuovi arrivati e si fa la conta di chi è riuscito a partire per Dover, o di chi si è spezzato una gamba tentando di aggrapparsi ad un tir nel terminal portuale, o ad un treno che sfreccia nell'Eurotunnel. In Italiano ci si danno informazioni sulla mappa di accampamenti e rifugi dove dormire: tendopoli picchettate sotto i ponti dei canali o case abbandonate in cui intrufolarsi col buio.
Un arcipelago di nascondigli che a Calais è in perenne evoluzione. E i migranti che lo abitano sono tutti passati per l'Italia prima di arrivare in questo lembo di terra. Somali ed Eritrei sono entrati da Lampedusa o Porto Empedocle , mentre gli afgani, i più numerosi a Calais, hanno sentito parlare per la prima volta italiano nei porti dell'Adriatico, dove sono sbarcati nascosti nei tir. Rosarno, Roma, Crotone o Ancona, Bari, Brindisi, Venezia qui sono città note più di Marsiglia, Lione, Nantes o Parigi. Mohamed conosce l'Italia a mena dito. E' un rifugiato del Ciad, di 19 anni, sbarcato nel porto di Ancona a bordo di un tir che arrivava dalla Grecia. A Calais vive in uno squat che tutti chiamano l'African House, un gigantesco mobilificio abbandonato e divenuto il disperato rifugio di alcune decine d'africani, dove quasi ogni mattina fa irruzione la Compagnie Républicaine de Sécurité per controllare i documenti e portare in caserma i san papier che non riescono a nascondersi in tempo.