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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 16:43.
Nuovo colpo assestato ad al Qaeda dalle forze alleate in Afghanistan e in Waziristan (quindi in territorio pachistano). Il numero uno operativo dell'organizzazione, l'egiziano Sheikh Fateh al-Misri, è stato ucciso, secondo fonti dell'intelligence di Islamabad. Fateh aveva preso il posto in maggio quando il numero tre di al Qaeda ed ex tesoriere di Osama bin Laden, Mustafa Abu al-Yazid, aveva subito la stessa sorte. Sheikh Fateh è stato ucciso sabato da un drone americano nel nord del Waziristan, base dei talebani e attualmente obiettivo numero uno degli attacchi missilistici delle forze alleate.
Continua, intanto, a registrare progressi l'offensiva alleata nella provincia di Khandahar, più volte rinviata per la necessità di stabilizzare l'area di Marja (a Helmand) liberata nel marzo scorso e decollato solo due settimane or sono con l'impegno di truppe afghane, statunitensi, britanniche e canadesi.. Dopo le prime penetrazioni nei sobborghi della città simbolo del movimento talebano che nelle scorse settimane hanno visto protagonisti forze speciali statunitensi e un migliaio di guardie di frontiera afghane affiancate dalla polizia militare dell'Us Army, nelle ultime ore i fanti aeromobili della Centunesima Divisione sono penetrati nei distretti Arghandab Zhari e Panjwai , aree agricole controllate dagli insorti e dai narcos che vi gestiscono massicce coltivazioni di oppio e marijuana.
«Ci aspettiamo combattimenti duri per cacciare i talebani dai tre distretti a ovest e a sud della città», ha annunciato il generale Josef Blotz, portavoce della Nato a Kabul. Nell'operazione intorno a Kandahar, battezzata "Dragon's Strike", gli statunitensi impiegano 8 mila soldati e hanno registrato sedici caduti nelle ultime due settimane. Le linee guida ricalcano quelle adottate nel distretto di Nad Alì e nella città di Marjah: massiccia penetrazione militare, mantenimento sul territorio di ingenti truppe per il controllo del territorio, affiancamento di forze di sicurezza afghane e invio di aiuti materiali e umanitari per assistere i civili e impiantare sedi e amministrazioni istituzionali.
Il Dipartimento di Stato ha affiancato ai militari 300 tecnici civili per contribuire alla stabilizzazione della regione. Come a Marjah è prevedibile che i talebani puntino a colpire le truppe con ordigni seminati sulle strade e a intimidire la popolazione con omicidi e azioni terroristiche. I lenti ma progressivi risultati conseguiti a Kandahar hanno contribuito a rendere più ottimista il generale David Petraeus, il comandante delle forze alleate che in un'intervista al quotidiano francese Le Figaro ha dichiarato che "l'andamento della guerra è passato nuovamente dalle mani dei talebani a quelle della Nato'' pur precisando che ''quando si conduce una guerra di contro-insorgenza, le nozioni di vittoria o sconfitta sono molto difficili da definire, in questo tipo di conflitto vincere significa compiere dei progressi''.