Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2010 alle ore 17:40.
Merito dei fratelli Molinari se la Ryder Cup ha conquistato anche in Italia i titoli dei giornali: una scoperta recente per i non addetti ai lavori, che avevano forse già dimenticato il nostro unico precedente, più di un decennio fa, legato alle tre partecipazioni di Costantino Rocca tra il 1993 e il 1997.
Eppure il match biennale Europa-Stati Uniti è una delle maggiori manifestazioni sportive al mondo, che tramite la tv entra in 750 milioni di case in 180 paesi. Nel 2006, la Ryder Cup disputata al K Club in Irlanda generò un fatturato di 143 milioni di euro (fonte Bloomberg), il 60% in più rispetto all'edizione 2002 giocata a The Belfry, in Inghilterra, con un ricavo netto di circa 20 milioni suddiviso tra gli enti organizzatori nel Vecchio Continente – ovvero European Tour e Pgas of Europe – mentre quando si disputa negli Stati Uniti, oneri e ricavi sono gestiti dalla Pga of America.
Nel 2010, in Galles si aspettano di firmare un bilancio simile se non superiore: le tende ospitalità – più di cinquanta – sono state tutte vendute alle aziende per cifre leggermente ribassate rispetto al listino (per la capienza di 50 persone, 310 mila euro per quattro giorni); gli spettatori, stimati in 45mila al giorno, secondo uno studio di Deloitte spendono in media 270 euro al giorno tra biglietto d'ingresso, cibo e acquisti di merchandising.
Un giro d'affari importante quindi, come lo è più in generale quello del golf.
Protiviti, azienda di Risk & Business Consulting, ha firmato nel settembre 2009 una ricerca per conto della Federazione Italiana Golf, dal titolo "Il valore del golf in Italia", da cui emerge ad esempio che l'età media del golfista nel nostro paese è di 46 anni; che negli ultimi dieci anni sono nate 125 nuove strutture, e che il ricavo medio annuo di una struttura golfistica a 18 buche è di 1.800.000 euro; che il numero medio delle persone che prestano servizio all'interno delle strutture, compresi i servizi esternalizzati, è di 34. «Se si rapportano questi numeri all'universo dei 378 circoli attualmente presenti in Italia - commenta Alessandro Cencioni, managing director di Protiviti - si evince come il segmento sportivo golfistico oggi costituisca un bacino di potenziale impiego per oltre 4 mila persone, per un giro d'affari complessivo nell'ordine dei 350 milioni di euro». Una cifra parziale, che non tiene conto ad esempio dell'indotto generato dal settore immobiliare, turistico-alberghiero e delle aziende produttrici di attrezzatura golfistica.