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Norme e Tributi Diritto

Per un processo penale servono 3 anni e mezzo

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2010 alle ore 08:01.

Tre anni e mezzo per chiudere un processo penale in dibattimento, dal tribunale alla Cassazione. Un terzo, cifre alla mano, rispetto al tempo necessario per mettere d'accordo le controparti di una lite civile. Ma bisogna calcolare anche la fase che precede il giudizio vero e proprio, lo scontro in aula tra accusa e difesa. E allora ci si accorge che non sono rose e fiori neanche qui, perché se si aggiunge la fase di giacenza in procura, cioè l'intervallo di tempo che va dall'iscrizione della notizia di reato nel registro fino all'archiviazione o al rinvio a giudizio, che corrisponde in sostanza alla fase delle indagini, il conto finale deve salire di un altro anno e mezzo. In altre parole, finire nelle maglie della giustizia penale vuol dire mettere in preventivo circa cinque anni di limbo, in attesa del verdetto definitivo. A meno che le corti non giochino al rimpiattino del rinvio al giudice precedente per un nuovo esame, nel qual caso il preventivo è destinato a salire.

Sono questi i dati forniti dalla direzione statistica del ministero della Giustizia che per la prima volta ha analizzato la durata "effettiva" dei processi penali, cioè i tempi reali, studiando le performance degli uffici giudiziari tra il 2006 e il 2008. E se le cifre del settore civile, pubblicate ieri sul Sole 24 Ore, hanno dato la misura della piaga (la durata esplode in misura proporzionale al peso della posta in gioco, fino al record assoluto delle procedure fallimentari) e del danno che può derivarne per l'economia di un paese, i dati di quello penale, sebbene più contenuti, toccano un altro nervo scoperto. Cinque anni in media per sapere se la condotta di un cittadino costituisce o meno un crimine non sono affatto pochi. Va da sé che la ricerca di una soluzione dovrebbe essere la stella polare di ogni parte politica. Si chiami ad esempio processo breve oppure depenalizzazione dei reati minori. L'unica consolazione, a volerla cercare, è che i risultati dei giudici penali sono in linea con i parametri della Corte europea dei diritti dell'uomo e della legge Pinto sulla ragionevole durata dei processi.
Lo studio del ministero offre spunti interessanti quando affronta il peso dei processi, per grado di giudizio, in base alla loro durata. Le tabelle pubblicate in questa pagina mostrano come nella gran parte dei casi i procedimenti si chiudano entro i due anni. Ad esempio, in tribunale la quota di processi più lunghi è di circa il 19%, se a decidere è un giudice unico, e del 26% per quelli assegnati invece a un collegio. Certo, la media non aiuta a capire quanto più lunghi tali processi siano, ma in ogni caso 75-80 volte su 100 si chiudono abbastanza in fretta.

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«Servono misure coerenti per la riduzione dei reati»

«Si fa troppa demagogia sulle cause dell'eccessiva durata dei processi penali». Non usa mezzi

«Ricorso alla pena da limitare solamente ai casi più gravi»

«Se tutto è reato niente è più reato». Ricorre a un paradosso il giudice del tribunale di Milano

Tags Correlati: Corte di Cassazione | Corte di Strasburgo | Ministero della giustizia

 

Naturalmente, come quasi tutte le variabili sociali, anche quelle della giustizia penale mostrano due velocità in base alla latitudine. Raggruppati i tribunali per distretti, i collegi più performanti sono quasi tutti al Nord. Senza calcolare la durata delle indagini, Milano, Brescia e Bologna richiedono un anno di tempo, insieme alla positiva eccezione di Bari. Trento addirittura 6 mesi, riducendo quasi della metà i tempi rispetto al 2006.
Dalla parte opposta della forbice, oltre i due anni di media si raggiungono a Messina e Salerno. A Potenza per arrivare a una sentenza di primo grado ci vogliono invece tre anni. Vanno certamente segnalati i risultati dei tribunali del distretto di Reggio Calabria (un anno e tre mesi), in linea con la media nazionale, ma con il tasso di riduzione più alto nell'intero panorama degli uffici giudiziari: nel triennio considerato, infatti, i giudici reggini hanno ridotto la durata delle cause di competenza del collegio di otto mesi.
Un discorso a sé meritano i giudici di pace. Vero è che si occupano di reati che destano un allarme sociale limitato, e che tutto sommato la durata registrata nel 2008 è stata di soli cinque mesi, ma rispetto al 2006 è aumentata di un mese e mezzo, il 35% in più. C'è da aspettarsi che con le nuove competenze nel frattempo assunte con il pacchetto sicurezza la situazione sia ora completamente diversa.
a.candidi@ilsole24ore.com

L'ANTICIPAZIONE

Tre anni in tribunale, oltre tre anni in appello e stessa attesa in Cassazione. È la durata media dei processi civili fornita dal ministero della Giustizia: praticamente dieci anni nei tre gradi di giudizio per chiudere una lite. Ci si salva, in parte, se in primo grado si incontrano i giudici di pace, dove si può risparmiare fino a un anno e mezzo. L'ufficio statistica di via Arenula ha messo a punto uno studio che analizza per la prima volta i tempi reali delle cause. La fotografia – riportata sul Sole 24 Ore di ieri – è ancora una volta impietosa soprattutto quando mette a fuoco le materie del contendere. Tre anni e quattro mesi in tribunale per un'esecuzione immobiliare, oltre nove anni per un fallimento. L'unico spiraglio di luce, per il momento, è nella mediazione che da marzo diventerà obbligatoria per una lunga serie di cause civili, dal condominio ai risarcimenti per la Rc auto

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