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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 09:13.
Questo giornale è stato, da subito, fermo contro la degenerazione del libero dibattito politico italiano in attacchi tesi a cancellare rispetto e dignità delle persone. E non ha avuto esitazioni nel dire no ai safari mediatici, avessero come bersaglio il presidente Berlusconi, il presidente Fini, leader del centro-sinistra, sindacalisti, giornalisti. Vedere in un goffo esperimento di entomologia spacciata per informazione, le personalità di ciascuno deformate ogni giorno, come insetti sotto il microscopio di uno scienziato fazioso, per farle apparire mostruose e ridicole, ripugna all'opinione pubblica raziocinante.
Non ci si venga a parlare – per favore – di libertà di stampa. Quel cardine della libera informazione nel mondo occidentale, sancito dalla storica sentenza della Corte Suprema americana «The New York Times versus Sullivan» del 1964, stabilisce che il giornalista è libero di indagare e scrivere quel che vuole purché «libero da malafede», che i giuristi Usa definiscono reckless malice.
La cattiva fede avvelena le notizie, inquina i commenti ed è, nel paese dove il Primo Emendamento lascia tutti liberi di dire tutto, solo confine legale all'informazione. Da noi purtroppo la malafede, la reckless malice domina, e saranno gli storici a distribuire le responsabilità, tra la poderosa macchina dei media legati al presidente del consiglio e la reazione, spesso petulante, dei suoi oppositori. Ben vengano le inchieste, le rivelazioni, gli scoop. Ma essi, ormai, scattano a orologeria, quando la persona coinvolta assume atteggiamenti sgraditi a chi vive di «malice».
La vicenda dei presunti dossier contro la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, comunque sia andata tra minacce concrete e bluff gradassi, è solo l'ultima di questi foschi giorni: e conforta la solidarietà subito giunta da tante persone perbene, dall'intera organizzazione imprenditoriale e da sindacalisti, da chi non rinuncia al rigore (altrettanto istruttivi sono silenzi e assenze). Le scorie della malafede devono essere in fretta espunte, come, isolato e nobile, rivendica il presidente Napolitano. Questa è la strada maestra del Sole 24 Ore e questa resterà.
P.S.: In una delle intercettazioni a proposito di "dossier", il vicedirettore di un quotidiano giudica Il Sole 24 Ore «il peggior giornale», ne lamenta la linea politica e lascia presagire chissà quali castighi in alto loco. Ci dispiace di non essere graditi al collega e speriamo possa ricredersi con il tempo. Ci sollevano però i messaggi di sostegno piovuti da ogni parte e il peso del Sole 24 Ore in questa difficile crisi economica: Integer vitae scelerisque purus.