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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 18:23.
La rotta l'ha indicata il premier Silvio Berlusconi qualche giorno fa intervenendo alla festa del Pdl varesino: bisogna rilanciare il processo breve («dobbiamo assolutamente intervenire») e recuperare anche il progetto di riforma delle intercettazioni. Due tasselli che erano stati finora accantonati e che tornano improvvisamente in auge in casa Pdl per cercare di sottrarre il premier dai processi a suo carico (in particolare da quello Mills, vicino a sentenza). L'obiettivo è correre ai ripari in vista della pronuncia della Consulta sul legittimo impedimento attesa per il 14 dicembre e che, se fosse negativa, lascerebbe il Cavaliere senza uno scudo processuale.
Dunque l'ordine di scuderia è di approntare una ricetta efficace e rapida. Anche perché i tempi lunghi dell'approvazione del lodo Alfano-bis (su cui pure si registra il via libera dei finiani) non sono affatto una garanzia e il Cavaliere ha fretta. Le strade percorribili sono diverse e per capire che aria tira dalle parti del premier basta sentire cosa dice un deputato che siede in commissione Giustizia. «Fino a ieri - confessa al Sole24ore.com - nemmeno Ghedini e gli altri sapevano come procedere. Hanno tutti paura della Bongiorno e temono che possa mettersi di nuovo di traverso e devono comunque trattare con lei se vogliono muoversi al di là del lodo Alfano». Su quale sia l'alternativa c'è poca chiarezza.
Finora le possibili vie d'uscita del Cavaliere sono tutte note. A cominciare dal processo breve che è rimasto sei mesi nei cassetti della commissione Giustizia della Camera e che potrebbe ora tornare utile. Anche se sulla norma transitoria, che garantirebbe al premier la soluzione dei sui guai giudiziari, i finiani e l'opposizione hanno già fatto capire che non la voteranno e sono pronti a fare le barricate. L'altra strada poi su il Pdl si è messo al lavoro è quella di un intervento sui termini della prescrizione per ridurre i tempi dei reati commessi da incensurati, tra cui la corruzione in atti giudiziari, che dovrebbe passare da 10 a 7,5 anni.
Una ipotesi, per la verità, già spuntata fuori durante il dibattito al senato sul ddl relativo al processo breve. E che ora potrebbe finire nel ddl anticorruzione , invocato a più riprese dai finiani e ora all'esame della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Senza contare, poi, la possibilità di recuperare il progetto di allungamento dei tempi dell'istruttoria dibattimentale, ribattezzato "processo lungo", e che ripropone alcune norme del ddl Alfano sul processo penale (36 articoli, approvati il 6 febbraio 2009, ma fermi al Senato da circa un anno): il divieto di utilizzare in un processo, come prova dei fatti già accertati, le sentenze divenute irrevocabili in altri giudizi e l'ampliamento del diritto dell'imputato di far ammettere liste infinite di prove a discarico. Allungando così i tempi del processo e favorendo, come ebbe a scrivere il Csm a luglio 2009, la prescrizione del reato. Con il risultato di sottrarre Berlusconi dall'eventuale condanna in primo grado, per corruzione giudiziaria, nel processo Mills.