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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2010 alle ore 16:39.
Il consiglio comunale impegna il sindaco Letizia Moratti perché faccia pressione sul governo italiano affinché chieda ufficialmente la scarcerazione di Liu Xiaobo, l'attivista cinese per i diritti civili recentemente insignito del premio Nobel per la Pace. Questo prevede una mozione che sarà votata nei prossimi giorni al consiglio comunale di Milano. Il documento ha come primo firmatario Davide Corritore, consigliere del Partito democratico, ma ha avuto il sostegno di gran parte degli schieramenti politici.
«L'hanno firmata, tra gli altri, il capogruppo della lista Moratti e quello del del Pdl», spiega. La mozione prevede inoltre che il sindaco «si impegni quanto prima ad esporre dal balcone centrale di palazzo Marino la gigantografia di Liu Xiaobo come forte presa di posizione di tutti i citadini milanesi per la libertà e la democrazia».
«Attendiamo l'esito della votazione - spiega l'esponente Pd - ma l'ampio sostegno ci rende ottimisti. Innanzitutto perché nel 2015 Milano raccoglierà da Shanghai il testimone dell'Expo. Gli interessi economici non devono prevalere sui diritti umani e non bisogna temere di fare pressione sulla Cina. Oltre alla globalizzazione degli scambi, crediamo ci debba essere anche quella dei diritti umani».
Dello stesso parere è il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri che ha recentemente lanciato una raccolta firme tra i parlamentari italiani, da inviare alle autorità cinesi per chiedere l'immediata scarcerazione del premio Nobel. «Spero che ci sia un'ampia adesione» dice. «Tutti i governi del mondo hanno adottato un certo pragmatismo nei rapporti con Pechino per gli interessi economici legati all'interscambio commerciale. Tuttavia non credo che debba essere cancellata dall'agenda la questione dei diritti umani».
Come mai il il presidente americano Obama ha chiesto immediatamente la scarcerazione di Liu Xiao, mentre il governo italiano non ha ancora preso una posizione ufficiale su questo tema? «Questa domanda la dovrebbe rivolgere al ministro degli esteri Frattini» risponde. «È chiaro che il governo è in una posizione più delicata. Ci sono i rapporti bilaterali di mezzo. Tuttavia ci tengo a ricordare diversi esponenti dell'esecutivo, come il ministro Giorgia Meloni, hano aderito alla raccolta firme».