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Per Cicchitto «uso politico della giustizia», per Di Pietro il premier «è indagato perché non si fa mai processare»

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2010 alle ore 14:10.

Contro il premier Berlusconi c'è un «uso politico della giustizia». Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto ha commentato così al Tg2 la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati del premier Silvio Berlusconi, di suo figlio Piersilvio e di altri dirigenti Mediaset per evasione fiscale e reati tributari nell'ambito di uno stralcio dell'inchiesta milanese sulla compravendita dei diritti tv e cinematografici Mediaset. Per il capogruppo del Pdl alla Camera, «è la dimostrazione che fino al '94 la magistratura non si è occupata di Berlusconi mentre dal '94 in poi ha iniziato a occuparsene perché lui fa politica». E questo, ha aggiunto, «è un grande problema per la democrazia del paese».

Per Francesco Casoli, vicecapogruppo Pdl al Senato, «le indagini su Berlusconi e suo figlio sono solo l'ennesimo annuncio show buono solo per far vendere domani più copie dei giornali. Ai giudici che amano stare sotto ai riflettori, contrariamente da quanto auspicato poco tempo fa dal Capo dello Stato, chiediamo solo di fare molta attenzione perchè il clima politico è molto pesante, e se disgraziatamente dovesse accadere qualcosa le toghe non saranno esentate dal non avere la coscienza macchiata».

«Berlusconi - ha commentato il leader dell'IIdv Antonio Di Pietro - è sempre indagato perché non si fa mai processare. In tutti i paesi del mondo si va dal giudice a chiarire la propria posizione. Se si è puliti. Ma se non si è puliti non si può fare il presidente del consiglio, né è possibile che ci si faccia processare una volta cessata la carica. La magistratura faccia il proprio dovere e non si venga a dire che anche i giudici di Roma ce l'hanno con Berlusconi. E soprattutto non si ripropongano Lodo Alfano e processo breve".

«Con tutto il rispetto per gli organi giudiziari a vario titolo interessati - ha sottolineato Daniele Capezzone, portavoce del Pdl - non si può fare a meno di constatare un fatto: non esiste un solo caso nell'Occidente avanzato e nella storia delle democrazie moderne, in cui un plurivincitore delle elezioni, un leader scelto e più volte confermato da una larga maggioranza di cittadini, sia stato e sia oggetto di una così massiccia, sistematica, inesauribile serie di attacchi, inchieste, procedimenti giudiziari». Per Capezzone «chiunque dovesse pensare di poter battere Berlusconi per via giudiziaria mostrerebbe di non aver capito nulla nè di Berlusconi nè della maggioranza degli italiani. In democrazia, i governi li scelgono gli elettori, non le procure». Per il leader di Noi Sud, Arturo Iannaccone, «ancora una volta una certa magistratura dimostra di essere ossessionata dal premier che é vittima di una evidente persecuzione giudiziaria».

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Dal canto suo Mediaset, in relazione alle indagini Mediatrade-Rti, ha precisato «innanzitutto che si tratta sostanzialmente di una duplicazione per anni diversi del medesimo processo pendente presso il Tribunale di Milano. Nel merito, Mediaset ribadisce che i diritti cinematografici oggetto dell'inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato e che tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge». La documentazione, prosegue la nota, «dimostrerà la totale estraneità di Pier Silvio Berlusconi e degli altri dirigenti coinvolti alle accuse ipotizzate di frode fiscale. Non si può infine evitare di sottolineare l'assurdità delle contestazioni: un procedimento in cui Mediaset è semmai parte lesa si ritorce infatti contro la società e i suoi dirigenti».

Silvio Berlusconi e suo figlio Piersilvio sono «totalmente estranei» ai fatti su cui sta indagando anche la procura di Roma, sostiene l'avvocato del presidente del Consiglio e deputato del Pdl, Niccolò Ghedini, che prevede «una pronta archiviazione» dell'inchiesta romana sui diritti tv di Mediaset. «Le indagini che sarebbero in corso presso la Procura di Roma, che agirebbe in quanto alcune società avevano ivi sede - spiega in una nota - non possono che sostanziarsi nella contestazione di ipotesi praticamente identiche a quelle già prospettate dalla Procura di Milano, ancorché per anni diversi. Dall`eventuale prosieguo delle indagini si potrà comunque agevolmente evidenziare come i prezzi dei diritti fossero assolutamente congrui e acquistati da società terze e che pacificamente il presidente Berlusconi e Piersilvio Berlusconi sono totalmente estranei ai fatti in oggetto, dovendosi quindi pervenire a una pronta archiviazione».

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