Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2010 alle ore 14:43.
Non ci sta a recitare «la parte della reazionaria e della demagoga». Anche perché della necessità di un rinvio della riforma universitaria lei e il suo partito parlano da sempre. E ora, ammette Manuela Ghizzoni, 49 anni, capogruppo del Pd in commissione Cultura alla Camera, «anche il governo ha deciso di far slittare l'esame del ddl, ma noi diciamo da settimane che una riforma di sistema come questa meritava un percorso graduale».
E invece?
La maggioranza l'ha liquidata in pochissimo tempo anzi avrebbe voluto portarla in aula già il 4 ottobre dopo appena due sedute in commissione. Non oso nemmeno pensare cosa sarebbe successo se fosse passata questa ulteriore forzatura, ci sarebbe stato un pugno di mosche.
Ora però i tempi si allungano. Si arriverà al traguardo?
Questo bisognerebbe chiederlo al Governo. Io ricordo solo un allegro siparietto dei due ministri Tremonti e Gelmini non meno di tre settimane fa che annunciavano che c'erano le risorse per garantire la copertura del ddl e la Gelmini venne a riportarci queste voci accusando poi una parte del Parlamento di atteggiamento irresponsabile perché il Governo aveva fatto tutto bene.
Proprio la questione dei fondi ha provocato ieri scintille tra Tremonti e la Gelmini...
Di risorse non c'è traccia, non vi sono per l'emendamento, che io chiamo "grimaldello" per i 9mila professori associati né per il recupero degli scatti stipendiali tagliati dalla manovra estiva che riguardano coloro che stanno nella fascia più bassa. A regime tra 6 anni si parla di 480 milioni di euro di fabbisogno. Ma io temo anche altro.
A cosa si riferisce?
Non c'è solo un problema di copertura della riforma, nessuno parla del depotenziamento del fondo di finanziamento ordinario delle università (Ffo) che garantisce la sopravvivenza degli atenei. A oggi, su questa posta, a legislazione vigente mancano 1,3 miliardi di euro. Se i rettori non possono chiudere i bilanci non è perché si approva la riforma della Gelmini ma perché non ci sono queste risorse. Ed è un problema che inciderà non solo sugli atenei già in rosso, ma anche su quelli più virtuosi.