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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2010 alle ore 14:58.
Insieme alla temperatura, in Francia è scesa anche la partecipazione alle manifestazioni contro la riforma delle pensioni. Secondo le rilevazioni della polizia ieri sono scese in piazza 825mila persone in tutto il paese e 50mila a Parigi. Un dato che è non solo in sensibile calo rispetto a quello record di martedì scorso ma anche il più basso delle cinque giornate di protesta che già si sono svolte dall'inizio di settembre.
Ovviamente si è aperta la consueta battaglia di cifre e i dirigenti sindacali continuano a fare la voce grossa ("Siamo in tre milioni e non molleremo") chiedendo il ritiro o quantomeno un cambiamento radicale del provvedimento, accusando governo ed eEiseo di aver voluto radicalizzare lo scontro.
Martedì ci sarà un nuovo sciopero, il quarto dall'inizio di settembre, e mercoledì il senato voterà la legge previdenziale. È quindi inevitabile che, in vista di questo doppio appuntamento, nelle strade e in parlamento, i sindacati alzino i toni. Invitando nel contempo ferrovieri e camionisti ad accentuare la loro protesta da lunedì mattina. Ma con la chiusura per sciopero delle 12 raffinerie francesi e i tentativi di occupazione dei depositi, l'attenzione è tutta rivolta alla questione benzina.
Il governo continua a mostrarsi rassicurante: non c'è alcuna emergenza, abbiamo il carburante che serve a evitare la paralisi. Gli automobilisti però non si fidano e corrono a fare il pieno. Con il risultato che circa un migliaio dei 12.500 punti vendita francesi è rimasto a secco e in molti altri sono stati fissati limiti alla vendita: non più di 50 euro per vettura. Produttori e distributori petroliferi annunciano che l'intervento della polizia ha reso pienamenti accessibili i 219 depositi del paese e invitano a evitare l'accaparramento.
Emergenza finita, infine, negli aeroporti parigini. L'oleodotto che rifornisce di cherosene Orly e Roissy, bloccato per assenza di carburante, è stato completamente riattivato poco dopo le 19.
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