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Nel progetto di riforma della giustizia un'Alta corte per le toghe

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2010 alle ore 18:03.

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, chiederà al Consiglio superiore della magistratura di elaborare un parere sul disegno di legge sullo smaltimento dell'arretrato nella giustizia civile. Ad annunciarlo il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ospite del Csm. «Viste le turbolenze che ci sono state nei rapporti con il precedente Csm proprio sui pareri - ha detto il Guardasigilli - credo tocchi a me fare il primo passo in materia e quindi chiedo, come è mia facoltà, il primo parere al Csm». Il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, ha sottolineato che i consiglieri si aspettano «la disponibilità alla leale collaborazione istituzionale, nel superiore interesse della giustizia, fermo restando la rispettiva specificità dei ruoli costituzionalmente definiti».

Intanto un'Alta corte di disciplina che si occupi di magistratura ordinaria, amministrativa e contabile, è una delle ipotesi da introdurre nella riforma della giustizia su cui lavora la maggioranza. Si tratterebbe, quindi non più di istituire una sezione disciplinare all'interno del Csm, ma di dar vita a un organismo esterno in grado di pronunciarsi sui magistrati ordinari, amministrativi e contabili. Il testo dovrebbe approdare fra qualche settimana in Consiglio dei ministri, come ultimo dei cinque punti del programma illustrato alle Camere dal premier. Alfano il mese scorso è anche salito al Quirinale per parlare della riforma con il Capo dello Stato. Lo spunto sul quale si discute giungerebbe da una delle bozze Boato presentate durante i lavori della commissione Bicamerale presieduta da Massimo D'Alema.

I componenti dell'Alta Corte sarebbero scelti tra quelli dei due Csm che si vorrebbero creare: uno per i giudici e uno per i pm. Si tratterebbe insomma di una sorta di elezione di secondo grado e il presidente del nuovo organismo dovrebbe essere indicato tra i membri eletti dal Parlamento. Per quello che riguarda il Consiglio superiore della magistratura la maggioranza ha confermato l'intenzione di creare due diversi organi di autogoverno della magistratura, ma la composizione dovrebbe cambiare. In precedenza si parlava di un terzo dei componenti eletto dalle toghe, un terzo dalle Camere e un terzo dal presidente della Repubblica. In una delle ultime bozze si sarebbe preferita un'altra soluzione: un terzo dei componenti dovrebbe venire eletto dai magistrati e due terzi dal Parlamento tra professori di diritto e avvocati con oltre 15 anni di anzianità. Entrambi i Csm, quello dei giudici e quello dei pm, potrebbero essere presieduti dal capo dello Stato.

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Nella bozza di riforma, poi, mai più sentenze di incostituzionalità a maggioranza semplice. Per bocciare una legge, la Corte costituzionale avrà bisogno di una maggioranza qualificata: non più la metà più uno dei voti, ma i 2/3 o i 3/5, quindi 10 o 9 voti su 15. Nel primo caso, dunque, il lodo Alfano non sarebbe stato bocciato (la Corte lo bocciò con 9 voti).

Intanto domani dovrebbe svolgersi l'incontro sulla riforma tra il Guardasigilli Angelino Alfano con il presidente della Camera Gianfranco Fini. E di colloqui tra i due consiglieri giuridici di Fini e Berlusconi: Giulia Bongiorno e Niccolò Ghedini. Il viceministro per lo Sviluppo economico e coordinatore di Futuro e Libertà, sottolinea che per il momento si conoscono solo i "titoli" delle riforme che il ministro intende presentare, che in gran parte corrispondono al programma che ha ricevuto la fiducia del Parlamento a fine settembre. Ma si aspettrano i testi. Sui paletti per la riforma Urso esprime la sua posizione: «Sì alla riduzione dei tempi processuali e allo smaltimento dell'enorme carico arretrato. Ma senza effetti devastanti sui processi in corso».

Toni forti arrivano dal leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. «Il ministro Alfano mente sapendo di mentire quando parla di riforma: si vuole occupare solo di deformare la giustizia e l'articolo 3 della Costituzione, e mettere in condizione i magistrati di non fare il proprio dovere nei confronti di tutti». La vera riforma - secondo Di Pietro - «è dare più uomini, mezzi e risorse per fare prima i processi, non per non farli mai». No assoluto, poi, al lodo Alfano: «Idv ha promosso un referendum contro il lodo, al di là delle decisioni della Consulta è immorale che chi sta al Governo non debba farsi processare. I cittadini devono sapere prima se chi li governa ha commesso reati oppure no, e non dopo che i buoi sono usciti dalla stalla». (N.Co.)

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