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Raggiunto compromesso sul nuovo patto di stabilità della Ue. Tremonti: è un buon accordo

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2010 alle ore 12:41.

La Francia e la Germania presenteranno una proposta congiunta per l'indurimento delle sanzioni contro i Paesi dell'Unione Europea che si trovano in una situazione di deficit «eccessivo»: lo ha annunciato oggi il presidente francese dopo un colloquio con il cancelliere tedesco Angela Merkel.

Questa proposta per «correggere i nostri deficit e meglio coordinare le nostre politiche economiche» prevede in particolare che uno Stato «in deficit pubblico eccessivo che non prenderà entro sei mesi le misure di risanamento necessarie sarà sanzionato» ha dichiarato Sarkozy al termine di un incontro a Deauville (ovest) con il cancelliere tedesco Angela Merkel.

L'incontro tra i due capi di Stato si teneva in contemporanea con il meeting dei ministri delle finanze in Lussemburgo dove si discuteva delle stesse questioni. A fronteggiarsi la fronda dei cosiddetti "rigoristi" guidati dalla Germania, e quella contraria all'eccessiva severità delle sanzioni, guidata dalla Francia. I 27 ministri finanziari della Ue hanno raggiunto un compromesso sulla riforma del Patto europeo di stabilità e di crescita che ricalca quello raggiunto nel bilaterale Parigi-Berlino.

In pratica i Paesi più rigoristi, guidati dalla Germania, hanno ceduto sul fronte delle sanzioni verso i Paesi che violano le regole. Queste sanzioni non scatterebbero in maniera automatica nel momento in cui si avvia una procedura di infrazione per deficit eccessivo, ma dopo sei mesi. In cambio il fronte di Paesi guidati dalla Francia avrebbe accettato la richiesta di Berlino di modificare il trattato di Lisbona da qui al 2013. Questa, infatti, è la chiave di volta per realizzare la «fase due» della riforma del Patto voluta fortemente dalla Germania. Soprattutto per realizzare un meccanismo anticrisi permanente (per ora c'è quello triennale messo in piedi per salvare la Grecia). Inoltre, modificando i trattati si potrà venire incontro ad un'altra richiesta della Germania, vale a dire la sospensione del diritto di voto in Consiglio Ue ai Paesi recidivi nel violare le regole del Patto.

L'idea, come sottolineano in una nota comune Merkel e Sarkozy, é quella di adottare una riforma dei trattati da votare entro il 2013 in modo da creare un meccanismo permanente per gestire le future crisi e assicurare la stabilità finanziaria. La riforma dovrebbe prevedere sanzioni riguardanti il diritto di voto dei paesi che violano sistematicamente le basi dell'unione economica e monetaria. Inoltre si dovrebbe poter imporre gradualmente sanzioni nella forma di depositi vincolati per quei paesi le cui traiettorie del debito devino significativamente dal patto di stabilità. Se, poi, i governi non dovessero prendere provvedimenti concreti per il risanamento entro sei mesi scatterebbero sanzioni automatiche.

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L'accordo è una forma di compromesso, dato che Francia, Italia e Spagna si opponevano a stringere le corde della supervisione europea delle politiche di bilancio fino al punto di prevedere delle sanzioni contro i paesi dell'Eurozona che non rispettano gli impegni di consolidamento senza una netta decisione dei ministri invece che semplicemente sulla base di una procedura semi-automatica avviata dalla Commissione europea.

L'accordo trovato tra i 27 ministri finanziari della Ue - e in particolare dai paesi capofila, Germania e Francia - sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita per il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, «è un buon testo». «Sono state trovate formule flessibili, ragionevoli e assolutamente gestibili da parte del nostro paese», ha detto il ministro.

Nel testo sulla riforma del patto di stabilità e crescita europeo, ha precisato «non c'è alcuna formula numerica» per quanto riguarda il debito pubblico. Il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, ha inoltre spiegato che «la sostenibilità e l'andamento della riduzione del debito pubblico saranno valutati sulla base di vari fattori, compresa la situazione e l'evoluzione del debito privato».

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