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Da Londra a Parigi: così Fini spiegherà all'Europa e all'Economist dove sta

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 12:22.

Forse quel giudizio tranchant riecheggia ancora nella sua testa. «Berlusconi perde pezzi ma Fini non è un'alternativa credibile». E oggi a Londra, prima tappa di un tour nel Vecchio Continente, il presidente della Camera Gianfranco Fini proverà forse a convincere delle sue ragioni anche l'Economist. Che a luglio gli dedicò un editoriale al vetriolo giudicandolo inadatto a sostituire il Cavaliere. Per poi tornare ad attaccarlo un mese dopo in un articolo provocatorio sin dal titolo. «Berlusconi è alle corde, signor Fini dove sta?».

Un ritratto in cui la bibbia della city battezzava l'ex leader di An come «il politico più capace dell'Italia», rinfacciandogli però anche «un'incoerenza mozzafiato» e sollecitandolo a usare «il suo potere per fare qualcosa per il bene degli italiani, non per quello di Gianfranco Fini».

Così proprio da Londra, che (finora) non l'ha molto amato, il numero uno di Futuro e libertà farà un altro passo nella costruzione di se stesso come politico di livello internazionale. Spazzando via nelle cancellerie europee (dopo Londra sarà il turno di Berlino e Parigi), i resti dell'immagine di un leader che si era presentato fino a poco tempo fa con un passato nostalgico. Che né l'Economist né il Financial Times hanno smesso di ricordare nei mesi scorsi. Oggi Fini sarà ospite dello speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, e assisterà al discorso in aula del premier David Cameron che illustrerà al paese il piano di tagli al Welfare, necessario per risanare le casse inglesi.

Un'agenda rigidamente scadenzata che però Fini piegherà alle sue esigenze. Tentando di far capire ai suoi interlocutori europei cosa sta davvero accadendo tra lui e il Cavaliere e a cosa mira il suo progetto politico. Un tassello, quest'ultimo, che l'ex leader di An ha già anticipato oltreconfine grazie al prezioso lavoro del viceministro Adolfo Urso e della fondazione Farefuturo. Che da mesi si muove nel salotto buono del Vecchio Continente sfruttando i rapporti privilegiati con la Faes, la fondazione presieduta dall'ex premier spagnolo Josè Maria Aznar, e con la fondazione Adenauer. «Il presidente Fini e la sua fondazione - va ripetendo Urso - sono riconosciuti da tempo come quelli che in Italia sono più in sintonia con i valori del popolarismo europeo».

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L'ex leader di An dovrà dunque lavorare di puntello ma non solo. Perché il suo passato fascista in Europa non è stato archiviato. Non a caso prima di puntare alle capitali europee, Fini è stato di nuovo in Israele (a giugno) e ancora prima (a febbraio)negli States per completare quel processo di smarcamento avviato con la svolta di Fiuggi. C osì lasciando Gerusalemme il leader di Fli aveva incassato il preziosissimo endorsement del presidente Shimon Peres. «Lei è uno dei migliori amici di Israele». Un traguardo importante tanto quanto l'elogio strappato a febbraio a Nancy Pelosi e gli apprezzamenti arrivati dal vice di Obama, Joe Biden. «Caro presidente - aveva detto la speaker del Congresso americano accogliendolo a Washington - sei un uomo del popolo e sono certa che l'amicizia storica tra Stati Uniti e l'Italia già forte crescerà con la tua leadership».

Ecco il viaggio di Fini si muove proprio attorno alla parola «leadership» usata dalla Pelosi. Perché il presidente della Camera dovrà dimostrare alla vecchia Europa se ha davvero le carte in regola per proporsi come leader di un partito che «guarda oltre gli steccati della destra e della sinistra», ma anche come possibile futuro leader di una nazione. Dopo Londra, Fini sarà quindi a Berlino (qui sfrutterà al meglio le buone relazioni con la fondazione Adenauer) e poi volerà a Parigi. Dove non è escluso un abboccamento con l'ex presidente francese, Valery Giscard d'Estaing, di cui Fini fu vice nella commissione per la Costituzione Ue. Un altro passo per mandare definitivamente in soffitta la fiamma tricolore del Msi. E per spiegare all'Economist dove ha scelto di stare.

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