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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 14:47.
«Vergognatevi, vergognatevi, andate via dal nostro paese». Cinquecento persone inferocite urlano contro i carabinieri rinchiusi dentro una Fiat Brava: un muro umano che impedisce alla vettura di procedere. Qualcuno inveisce prendendo a calci gli sportelli, un ragazzo con una felpa azzurra sputa sul deflettore. Devono intervenire quattro carabinieri in borghese con le pistole Beretta ben in vista infilate nella fondina per scortare l'auto fuori dalla bolgia umana. Piazza della Pace, dove troneggia un bell'edificio settecentesco con tre campane in cima che ospita il Municipio di Boscoreale, è assediata da un popolo che ondeggia e si scaglia contro qualsiasi simbolo dello stato.
Intorno alle 11 del mattino un gruppo di muschilli armati di mazze sfrecciano in via Giovanni della Rocca e minacciano i commercianti di abbassare immediatamente le saracinesche. I negozianti non se lo fanno ripetere due volte. Qualche minuto dopo due ragazzi bruciano il tricolore davanti al Palazzo Comunale. Il sindaco Gennaro Langella, che per protesta si è dimesso dal Pdl, è scortato da un cittadino alto un metro e 90 in giacca nera che sembra il sosia di Bud Spencer. Langella stringe nella mano destra la fascia tricolore di primo cittadino e sibila: «Ci stanno provocando: mi dicono che ci sono 200 tir pronti a scaricare. Se reagiremo, interverrà immediatamente l'esercito».
Una donna, Anna Maria, minaccia i politici urlando a squarciagola: «Io li ho votati, ho sempre votato Berlusconi, Caldoro, Cesaro. Ma Berlusconi nun ‘o vulimme chiu. Hanno trasformato un paese di 30 mila abitanti in una fogna. Ora vogliamo i magistrati, i giudici: tocca a loro chiudere la discarica».
La situazione è precitata ieri pomeriggio, dopo la riunione che si è tenuta a Roma tra i vertici del Pdl campano e tutti i parlamentari regionali. Il verdetto è stato chiaro e netto: apriremo la cava Vitiello. Qualche ora dopo, Boscoreale si è incendiata.