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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2010 alle ore 18:02.
Acque agitate nella maggioranza attorno alla giustizia che rischia di diventare un terreno scivolosissimo per Silvio Berlusconi. Come ha fatto intendere il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso di un'intervista all'emittente televisiva Antennatre Nordest. «Mi auguro - ha detto il leader di Fli - che sul tema giustizia non ci siano questioni insormontabili e che non ne scaturisca una crisi di governo». Noi, aggiunge Fini, «non cambiamo opinione sul lodo Alfano, che serve a tutelare una funzione, e non una persona. Non vedo come, se il Pdl non dovesse cambiare idea, il presidente Berlusconi possa prendere questa questione come pretesto per fare una crisi di governo. Noi non crediamo che si possa o si debba riformare la giustizia punendo la magistratura. La magistratura non deve essere sottoposta, uso questa espressione, ad altri poteri, e quindi nemmeno a quello esecutivo». E ancora, aggiunge Fini, «piaccia o non piaccia, la legge è uguale per tutti».
Il rischio di un nuovo fortissimo scontro però c'è e ruota tutto attorno all'affondo dei finiani sulla non reiterabilità dello scudo. E, per capire che aria tira dalle parti del Cavaliere e dei suoi, basta sentire le parole di un berlusconiano doc.«Qui ognuno viaggia per conto suo, non c'è una linea politica - spiega al Sole24ore.com uno dei fedelissimi del Cavaliere -. Il premier non sa cosa fare e lascia che le cose vadano avanti per inerzia». Un'analisi assai brusca che dà però il senso della difficoltà del momento sulla sponda berlusconiana dove il no di Fini a uno scudo reiterabile, e ancor prima le perplessità del capo dello Stato Giorgio Napolitano sull'estensione del lodo all'inquilino del Colle, hanno creato parecchio scompiglio.
Con il risultato, però, che non esiste una strategia chiara dei berlusconiani rispetto all'affondo di Fini e dei suoi, mentre si lavora a recepire le osservazioni di Napolitano. Prova ne è la netta distinzione tra l'atteggiamento della vecchia guardia berlusconiana e il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini. I berluscones del primissimo cerchio, infatti, hanno oggi confermato la volontà di procedere all'approvazione del lodo senza ulteriori modifiche. Così, prima il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e poi il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, sottolineano che «il lodo va fatto» e che la non reiterabilità «è nella logica del provvedimento». Insomma, nessuna volontà di rivedere questo tassello.