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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2010 alle ore 12:53.
«Ritengo che una legge che sospenda i processi delle più alte cariche dello Stato mentre adempiono alle loro funzioni istituzionali sia opportuna e anzi, vista la magistratura con cui abbiamo a che fare, assolutamente indispensabile». Il nuovo attacco alla magistratura del premier è tratto dal libro "Il cuore e la spada. 1861-2011. Storia politica e romantica dell'Italia unita", di Bruno Vespa, in uscita il mese prossimo. Giudizio che, si legge in una nota, conferma anche dopo le più recenti dichiarazioni del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che si è detto contrario al meccanismo della reiterabilità del Lodo.
La commissione Affari costituzionali del Senato deve riunirsi oggi per fare «valutazioni ponderate sul futuro del lodo Alfano», ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano, conversando con i cronisti al ministero. Il Guardasigilli, inoltre, riferisce «considerazioni di buon senso» le aperture fatte all'ipotesi di eliminare la reiterabilità dello scudo dal ddl in discussione a Palazzo Madama.
Posizione quella del ministro giudicata «estremamente positiva» dalla presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno (Fli): così «accoglie una proposta che abbiamo sostenuto. Mi sembra un'apertura estremamente positiva, che dimostra la volontà di venire incontro alle nostre istanze».
«Soltanto con la serenità e la forza d'animo che derivano o dalla consapevolezza di non aver commesso alcun reato - ha sottolineato Berlusconi intervistato da Vespa - sono riuscito a disinteressarmi dei tanti, troppi procedimenti che mi sono stati addossati e che ogni giorno vengono amplificati da giornali e televisioni. Proprio a causa di questi comportamenti dei magistrati politicizzati i nostri parlamentari sono in procinto di chiedere una Commissione parlamentare d'inchiesta».
Il Cavaliere ribadisce l'uso politico della giustizia per denigrazione. Si dice amareggiato dell'invito a comparire ricevuto nei giorni scorsi dalla magistratura romana in uno spezzone dell'inchiesta milanese sui diritti televisivi. «Sono amareggiato soprattutto per Pier Silvio - dice Berlusconi - che in Mediaset non si è mai occupato e non si occupa di questioni fiscali. Viene contestata un'evasione inferiore a un milione di euro, quando quell'anno, il 2004, il mio gruppo versò all'erario imposte per 448 milioni. Ci si aspetterebbe il conferimento di una medaglia d'oro in premio. In un contesto siffatto nessuna persona sana di mente rischierebbe di evadere un quattrocento ottantesimo delle imposte pagate! Mi assicurano che la contestazione sarebbe frutto di una diversa interpretazione delle norme tra i commercialisti e l'Agenzia delle entrate. Proprio per evitare questi casi la riforma fiscale dovrebbe far chiarezza su tanti punti controversi che mettono in difficoltà tanti professionisti e imprenditori. Il mio coinvolgimento? Ero Presidente del Consiglio e dal 1994 non mi occupavo, come non me ne occupo tuttora del gruppo Fininvest e di Mediaset. Mi lasci dire che ancora una volta è scattato l'uso politico della giustizia per cercare di denigrare il presidente del Consiglio».