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Corsera e Messaggero: Berlusconi chiamò in questura e disse che Ruby è la nipote di Mubarak

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 12:15.

«Fu Silvio Berlusconi a dichiarare al capo di gabinetto della questura di Milano che Ruby era la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak» e quindi di affidarla al consigliere regionale del Pdl, Nicole Minetti. Dalle colonne di Corsera e Messaggero, che pubblicano in prima pagina alcuni stralci della relazione inviata dalla questura di Milano al Viminale, emergono altri particolari sulla vicenda Ruby: una telefonata che sarebbe arrivata da palazzo Chigi dopo le ore 23 del 27 maggio scorso, che il capo di gabinetto Pietro Ostuni «non dimenticherà mai».

A chiamare, scrive il Corriere della Sera «è un uomo che si qualifica come il caposcorta del presidente del consiglio». E subito chiarisce il motivo della telefonata. «So che da voi c'è una ragazza che è stata fermata. E' una persona che conosciamo bene». Poi il caposcorta, che avrebbe fornito anche le generalità della ragazza, la giovane Ruby che era stata portata in questura per furto, «si informa su quanto è accaduto». «Ostuni inizialmente resta sul vago. E allora il caposcorta è più esplicito: anche il presidente la conosce, anzi aspetta che te lo passo», scrive il Corriere. Dall'altro capo del telefono, secondo la relazione inviata al dipartimento di Pubblica sicurezza dalla questura di Milano, è il premier in persona, che dichiara di conoscere la ragazza e che «sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza». «Credo - prosegue la telefonata del premier secondo Corsera e Messaggero - sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informala che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri».

Intanto, sulla vicenda Ruby arrivano le prime reazioni. Rosy Bindi, del Pd, e Antonio Di Pietro, dell'Idv, chiedono le immediate dimissioni di Berlusconi. «Non un minuto di più: dobbiamo scendere in piazza - continua l'ex magistrato - per imporre a Berlusconi di liberare il Paese dai suoi conflitti d'interesse e dalle sue manie personali. I suoi comportamenti, che calpestano regole etiche e istituzionali, ci stanno rendendo ridicoli e poco credibili agli occhi della comunità internazionale, la misura è colma». Replica del portavoce del Pdl, Daniele Capezzone: «la sinistra fomenta l'odio di alcune minoranze (piccole ma pericolose, come io stesso ho potuto sperimentare di recente) e da un punto di vista elettorale e di credibilità politica, si risolve in un boomerang, perchè gli italiani vedono la differenza tra un Governo che cerca di concentrarsi sulle questioni concrete e un'opposizione dedita a guardare dal buco della serratura le stanze di Arcore».

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«Siamo convinti che l'Italia e gli italiani si aspettino da chi siede al vertice delle istituzioni dello Stato, sobrietà personale e decoroso», scrive in un editoriale pubblicato oggi su Avvenire, il direttore Marco Tarquinio. Per il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, Berlusconi «ha fatto benissimo a dire spavaldo che ama la vita e le donne, che nessuno gli farà mai cambiare stile di vita». Il premier, scrive Ferrara, «non è un puritano», «è un uomo della folla, peccatore per definizione e per definizione timorato di Dio». Vittorio Feltri, dalle colonne del Giornale, consiglia al premier di «giocare a porte chiuse» e di «gestire la sua esuberanza con prudenza e discrezione». Stesso consiglio del direttore di Libero, Maurizio Belpietro, che nell'editoriale di oggi sottolinea che «quel che accade in camera da letto sono solo affari» di Berlusconi, tuttavia dal premier «esige» che «amministri al meglio l'Italia e che faccia ogni cosa per non farsi mettere i bastoni fra le ruote». (Cl.T.)

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