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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 12:12.
Emma Marcegaglia striglia l'esecutivo e chiede serietà: «Il paese è in preda alla paralisi e l'iniziativa del governo non c'è, in un momento difficilissimo dell'economia», sottolinea la leader degli industriali a margine del XXVesimo convegno dei giovani imprenditori di Confindustria, in scena a Capri. «È necessario ritrovare il senso delle istituzioni e il senso della dignità, altrimenti non si va avanti», spiega Marcegaglia, commentando le ultime polemiche che hanno riguardato il premier. Pronta la replica del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: «Tutto si può dire tranne che il governo sia paralizzato» e contro il premier, aggiunge, c'è un vero e proprio «accanimento organizzato».
Sacconi spiega che «la finanza pubblica è sotto controllo e i collocamenti in corso ne risentono positivamente. La riforma delle pensioni è alle nostre spalle. Il decisivo controllo della spesa sanitaria attraverso i costi standard del federalismo fiscale - aggiunge - è a portata di mano. La coesione sociale tiene nonostante la crisi grazie a sindacati responsabili e a ammortizzatori sociali senza precedenti».
La numero uno di viale dell'Astronomia boccia poi qualsiasi ipotesi di elezioni anticipate e sprona l'esecutivo a intervenire sulle cose concrete. «Ad aprile - ricorda - c'è la presentazione del piano di crescita e competitività da approvare in Europa. Abbiamo bisogno di serietà e che si facciano le cose per il Paese». Secondo Marcegaglia è necessario «riprendere un'agenda vera di riforme per ridare crescita e occupazione. L'agenda c'è ed è quella che tutte le parti sociali hanno messo a punto». Con un imperativo, ha aggiunto: «La riforma fiscale bisogna assolutamente farla: bisogna tagliare la spesa pubblica, fare la lotta all'evasione e trovare risorse per ridurre le tasse al lavoro e alle
imprese». Inoltre, ha detto: «Chiederemo che nel milleproroghe ci siano i 900 milioni di euro per la riforma dell'università».
Parole condivise dal presidente del Senato, Renato Schifani, che sottolinea come «In un momento così complesso e di crisi è forte il rischio di speculazione e il paese non può permettersi fasi di instabilità, incertezza, contrapposizione politica forzata». Dopo la fase di stabilità di bilancio, ha aggiunto Schifani, serve ora una svolta vera. Anche perchè «da troppo tempo l'impresa subisce un costo aggiuntivo occulto: la lentezza e l'inefficienza della burocrazia su cui si sta lavorando anche vincendo resistenze e vecchie logiche corporative». Per Schifani ora è il momento di «raggiungere un traguardo preciso: accrescere la competitività e la produttività delle imprese. Ciò affiancato - evidenzia - da un progressivo alleggerimento delle tasse».