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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2010 alle ore 12:12.
NAPOLI. Emma Marcegaglia frena su ipotesi di elezioni anticipate e lancia un nuovo appello al governo: «È ora di occuparsi dei problemi veri del paese, e in primo luogo di crescita e produttività che sono vere e proprie emergenze», ha detto parlando a margine della XVIIesima giornata nazionale Orientagiovani, a Napoli. «Continuo a pensare - ha detto il presidente degli industriali - che il paese non possa permettersi una crisi, non possa permettersi di andare alle elezioni anticipate e a una campagna elettorale disastrosa in un momento come questo. Richiamo ancora una volta tutti a un senso di attenzione e di bene per il paese».
Riferendosi all'incontro della settimana scorsa con il premier, Silvio Berlusconi, la leader di viale dell'Astronomia ha affermato che con «il presidente del Consiglio abbiamo parlato di riforme, di fisco, innovazione e Mezzogiorno. Abbiamo parlato delle priorità, delle azioni economiche da portare avanti». E per domani, dal tavolo tra Confindustria, Abi, Rete imprese Italia e sindacati, su competitità e crescita sono attese novità. «Domani dovrebbe essere già una riunione operativa dove arriviamo a conclusioni positive», ha aggiunto Marcegaglia, che ha spiegato: «L'idea è di arrivare a posizioni comune su tre o quattro temi. Pensiamo di farlo su ricerca e innovazione, Sud, e ammortizzatori sociali».
Emma Marcegaglia ha parlato anche di Fiat, sottolineando che le parole dell'ad Sergio Marchionne, «senza Italia faremo meglio», «sono parole che non devono dividere, ma unire», ha detto. E ha aggiunto: «Nessuno mi sembra abbia detto di voler lasciare l'Italia. Se un imprenditore decide di lasciare e chiudere gli stabilimenti non va in televisione, li chiude e basta». Secondo Marcegaglia, quindi le dichiarazioni di Marchionne vanno lette piuttosto come un invito «a guardare i problemi dell'Italia, i problemi di competitività e produttività, dei quali parliamo spesso e da molto tempo, e cercare di risolverli». Del resto, «il gap per le imprese italiane è un dato tecnico e non riguarda solo la Fiat ma tutte le aziende».
Sulla questione è intervenuto da Firenze Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil: «Cosa sarebbe successo in Germania se l'amministratore delegato di un grande gruppo avesse parlato in tv e non davanti al suo comitato di sorveglianza? In Germania l'avrebbero cacciato». Epifani è tornato anche su Termini Imerese, dove, «allo stato, è tutto fermo. Si avvicinano i tempi entro cui bisogna dare una risposta sennò si chiude la fabbrica. C'è uno scarto tra annunci, volontà di provocare e i risultati che si portano a casa. Ma anche Termini fa parte di Fabbrica Italia».