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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 13:51.
Meg Whitman e Carly Fiorina non ce l'hanno fatta, stando a quanto ipotizzavano ieri sera, a poche ore dalla chiusura dei seggi di votazione in California, i principali siti di informazione on line statunitensi. Le due ex top manager di eBay e Hewlett Packard, scese in campo con i Repubblicani e convinte di mettere a frutto la loro influenza soprattutto sulla comunità business di uno Stato che lamenta un tasso di disoccupazione prossimo al 13%, hanno perso un'altra scommessa. Forse quella a cui tenevano di più, nonostante il loro recente passato da timoniere di due delle grandi aziende della Silicon Valley fosse sicuramente invidiato da molti.
Possibili irregolarità a parte, si parla infatti di eventuali anomalie nelle procedure di voto legate anche all'utilizzo dei sistemi elettronici e delle macchine touchscreen, rimane in evidenza il fallimento di due candidature più che eccellenti, frutto anche di un dispiegamento di risorse imponente. Nel caso della Whitman, si stima infatti che il budget messo in campo personalmente dalla ex executive di eBay sia stato nell'ordine dei 140 milioni di dollari: poco roba rispetto a un patrimonio che Forbes ha stimato in 1,3 miliardi ma comunque una cifra importante. E soprattutto uno smacco per colei che, cavalcata con successo l'era delle "dot com" (il boom prima e lo scoppio della bolla poi), lasciò da Ceo la società nel 2008 affermando che nessun numero uno dovrebbe rimanere in sella per più di 10 anni (fu assunta in eBay nel marzo del 1998).
Nel caso di Carly Fiorina, che fu costretta ad abbandonare la poltrona di amministratore delegato di Hp nel febbraio del 2005, la quasi certa sconfitta elettorale è forse ancora più dolorosa di quel licenziamento a suo tempo giustificato dal Board con la sua incapacità di dare seguito adeguatamente all'integrazione degli asseti di Compaq, acquisita tre anni prima. Il tempo speso per la politica dall'ex Ceo in gonnella è stato tanto, e al seguito del candidato presidente John McCain in particolare. A questo agosto risale il suo duro "j'accuse" contro l'amministrazione Obama nel corso di un evento organizzato dal Technology Policy Institute, fondazione di cui ricopre la carica di presidente del Board. Fiorina tuonava contro la scarsa attenzione del governo Usa nei confronti della Silicon Valley, culla delle tecnologie made in Usa, e centrali erano le questioni della neutralità della Rete e delle restrizioni sulle infrastrutture a banda larga e larghissima. Se fosse stata eletta al Senato, la bionda Carly sarebbe intervenuta con forza su due aspetti: la deregulation delle tecnologie e il problema di un tessuto di addetti con competenze di alto profilo giudicato gravemente compromesso e in cattivo stato. Ma il suo principale desiderata – delle tecnologie devono occuparsi figure politiche che la tecnologia la conoscono bene – è rimasto, per ora, nel cassetto.