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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2010 alle ore 09:05.
«Non vogliamo affatto "staccare la spina" al governo, come ci chiede l'opposizione. Anzi: vogliamo "riattaccare" la spina e dare finalmente il via a una vera stagione riformatrice». Insieme al capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino, il viceministro Adolfo Urso ha presentato ieri le due importanti "new entry", che hanno lasciato il Pdl per unirsi al gruppo parlamentare finiano, ribadendo la linea e la volontà di Fli di non cedere al sempre più insistente pressing di Pd e Idv.
Il passaggio dal Pdl al gruppo finiano di Daniele Toto – nominato coordinatore regionale di Fli in Abruzzo – e di Roberto Rosso, tra i fondatori di Forza Italia e da ieri coordinatore regionale di Fli in Piemonte, non ha certo contribuito a rasserenare il clima nella maggioranza, in particolare in vista delle prossime adesioni di altri tre o quattro parlamentari del partito del premier al gruppo dei finiani, annunciate ieri dallo stesso Rosso e da Bocchino e Urso. Mentre il coordinatore del Pdl Denis Verdini parla di «assestamenti naturali» e Ignazio La Russa sottolinea che molte adesioni a Fli sono motivate da contrasti personali o sul territorio, molti esponenti del Pdl non esitano ad attaccare i transfughi, accusandoli di avere tradito il mandato degli elettori.
Ulteriori polemiche le ha provocate Silvio Berlusconi, ripercorrendo le tappe dello scontro con Gianfranco Fini e negando che il presidente della Camera sia stato messo alla porta: se mai, la sua sarebbe stata «un'autoesclusione». E la scissione di Fli è stata «subita», non perseguita dalle file berlusconiane. Ricostruzioni confutate da Bocchino: «Fini è stato espulso dal Pdl con un editto». I finiani in ogni caso attendono la direzione del Pdl prima di prendere decisioni - risposte sulle riforme e sul patto di legislatura proposto da Fini a Mirabello.
Lo ha ribadito Urso, che, pur senza escluderlo totalmente, non vuole parlare di di un possibile sostegno esterno all'esecutivo. «Da Berlusconi e dalla direzione del Pdl attendiamo risposte sulle riforme annunciate, per le quali aspettiamo ancora l'agenda, e sul patto di legislatura con le altre forze di maggioranza», a partire da Pdl e Lega. «Noi vogliamo che questo governo governi, cosa che non sta facendo. Se non ce la fa ad andare avanti, ha il dovere di dirlo ai suoi alleati e al Parlamento», gli ha fatto eco Bocchino. A differenza di Urso, Bocchino però spiega che «in caso di crisi, siamo orientati a evitare al paese il voto e a trovare soluzioni alternative, prodigandoci per una fase riformatrice». Quindi no alle elezioni anticipate e sì ad un governo di transizione e a nuove maggioranze da trovare in Parlamento.