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Il primato del mid-term: mai così tanti gay e lesbiche eletti in cariche pubbliche negli Stati Uniti

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2010 alle ore 19:10.

Annise Parker è una 56enne signora di Houston, bionda e cotonata, che si veste con tailleur da professoressa e il corrispondente accessorio, un filo di perle diametro 10 con vistosa chiusura in oro. Quando ha fatto il suo primo discorso di ringraziamento dopo essere stata eletta sindaco di Houston, Texas, nel dicembre scorso, la prima persona che ha citato era un'altra signora che le stava accanto, molto simile a lei, con i capelli freschi di bigodino, lo stesso tailleur e lo stesso filo di perle. Era Kathy Hubbard, la sua compagna da 19 anni, con la quale ha adottato tre figli che erano con loro sul palco dei festeggiamenti.

Annise Parker è la prima donna dichiaratamente lesbica a essere stata eletta sindaco della quarta più grande città d'America, la principale del Texas, certamente uno stato che non si può definire gay-friendly. Ci è riuscita grazie ai fondi e al sostegno del Gay & Lesbian Victory Fund, organizzazione-lobby che dal 1991 a Washington si impegna a promuovere la carriera di candidati ai "public offices" dichiaratamente gay. "Run, don't hide", è il loro motto che gioca sul doppio significato di correre e candidarsi.

Con la vittoria di Annise il Victory Fund pensava di aver raggiunto uno dei suoi più grandi successi. Ma proprio le elezioni di mid term hanno segnato un nuovo primato: mai così tanti gay, lesbiche, bisessuali e transessuali sono stati eletti (in ogni carica pubblica interessata dal voto di mid-term, andando dal Congresso, ai tribunal fino ai consigli comunali) nella storia degli Usa. Un record, su 164 candidati hanno vinto in 106. Così, il Congresso ha avuto il suo quarto rappresentante apertamente gay, l'ex sindaco di Providence, Rhode Island, David Cicilline, che si unisce agli altri, tutti confermati, Jim Gray è diventato sindaco di Lexington, la seconda città più gradne del Kentucky, Victoria Kolakowski è la prima giudice trans d'America, nella contea di Alameda. Tutti candidati democratici, che hanno portato aria fresca nelle stanze un po' afflitte del presidente Obama. E non è che non ci fossero candidati repubblicani, fra quelli sponsorizzati dal Victory Fund. Ma nessuno di loro ha vinto.

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Attenzione, il Fund non è affatto una specie di movimento peace & love. Furono due esperti fund raiser gay che fecero eleggere due donne sindaco negli anni Ottanta a pensare per primi che non sarebbe stato male sponsorizzare i candidati politici omosessuali: il successo numero uno del neonato Victory Fund, nel maggio 1991, fu Sherry Harris, primo sindaco lesbica di Seattle. E se in quel mese quelli come la Harris erano appena 49, all'inizio del 2007 erano arrivati a oltre 400.

La forza di Victory Fund è soprattutto la formazione del candidato: la stessa Annise Parker ha seguito dei corsi per imparare a comunicare, a farsi conoscere, a dichiararsi ai cittadini (c'è pure un "coming out toolkit" che viene fornito gratis); corsi organizzati ogni mese in diversi stati (i prossimi saranno a Washington, dal 1 al 4 dicembre, poi a Las Vegas a febbraio). Dopo aver formato il candidato, Victory Fund lo finanzia: nel caso Parker sono stati spesi «centinaia di migliaia» di dollari per battere la campagna omofoba dei suoi avversari. Tutti soldi provenienti da donazioni di privati, aziende e altre fondazioni, fra le quali spiccano i 50mila dollari della Pacific Gas & Electric Company, i circa 30mila di AT&T, Google con una cifra compresa fra i 10 e i 25 mila, oltre a Unilever, Morgan Stanley e la Harvard University, che pur essendo in ristrettezze ha trovato il modo di donare alla Victory un migliaio di dollari. Un totale che secondo il report annuale del 2009 ha superato i 2 milioni e 300mila dollari.

Soldi ben spesi, considerato il record di vincitori. Ma l'anima di Victory Fund non è affatto sciovinista, visto che la sua missione è fra crescere il numero di politci gay in tutto il mondo. Per questo è nato un network internazionale di affiliati, raccolto in una sezione del sito che si può navigare con facilità per scoprire che se in Gran Bretagna ci sono più di 100 fra funzionari pubblici e politici omosessuali o transgender, in Germania sono 23, in Francia 6, in Spagna 4, tre in Svezia. Cliccando "Italy" l'unica foto che appare è quella di Nichi Vendola, il cui curriculum però (come la foto) si ferma alla presidenza della Puglia vinta nel 2005.

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