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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2010 alle ore 06:37.
I tempi per vincere la scommessa della cedolare secca sugli affitti sono sempre più stretti. Promessa per anni da maggioranze di vario colore, la tassa piatta per i proprietari di case è approdata per la prima volta nel testo di una legge all'inizio di agosto, ma il suo debutto reale potrebbe inciampare nel calendario.
Il decreto legislativo sul federalismo municipale (quello che istituisce l'imposta municipale unica) la prevede dal 1° gennaio prossimo, ma dopo il via libera preliminare in consiglio dei ministri il testo si è scontrato con l'accoglienza freddina da parte degli amministratori locali, e ha appena avviato il proprio iter parlamentare senza ancora aver trovato il parere obbligatorio, anche se non vincolante, in Conferenza unificata. La sabbia nella clessidra continua a scorrere, e per arrivare in tempo serve un'accelerazione drastica su un terreno che appare accidentato.
Per arrivare in «Gazzetta Ufficiale», i decreti sul federalismo devono superare quattro passaggi: prima lettura in consiglio dei ministri, parere dei diretti interessati (in questo caso i comuni, all'interno, appunto, della Conferenza unificata), approvazione nelle commissioni di Camera e Senato che si occupano del tema, via libera definitivo in consiglio dei ministri. Ottenuto il primo semaforo verde dal governo il 4 agosto scorso, il decreto sul federalismo dei comuni ha cominciato a zoppicare, mettendo a rischio il suo delicato meccanismo fatto di sconti ai proprietari in regola, super-sanzioni per chi fa il nero e periodo «finestra» per regolarizzarsi.
Secondo il calendario scritto nello schema di Dlgs, dal 1° gennaio prossimo i proprietari che danno in affitto un'abitazione dovrebbero pagare il 20% sui proventi del canone, abbandonando l'aliquota marginale che oggi disciplina il prelievo. Lo sconto è consistente, perché ovviamente chi dà in affitto un appartamento ha in genere un reddito più alto rispetto alla media dei contribuenti, e oggi paga un'aliquota media intorno al 30,4%. Se poi il locatore si colloca oggi nella fascia di reddito più alta, la sforbiciata portata dalla cedolare secca arriva abbondantemente a dimezzare il costo fiscale del proprio affitto.