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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2010 alle ore 17:19.
Nella vicenda Ruby la «polizia ha confermato doti di professionalità ed equilibrio personale e ha applicato con assoluta correttezza le procedure di legge». Così il ministro dell'Interno Roberto Maroni, riferendo in Aula al Senato sul comportamento della questura di Milano sul caso Ruby, la giovane di origini marocchine al centro dell`indagine della Procura di Milano su presunte feste con ragazze e politici nella residenza di Arcore del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. La ragazza senza la telefonata da Parigi del premier sarebbe dovuta andare in comunità.
Nella gestione del caso Ruby, ha spiegato il ministro, «non si evidenzia nessuna modalità che possa richiamare frettolosità o superficialità» da parte della Questura di Milano. «Sono state rispettate tutte le procedure - ha ribadito Maroni - previste dalle legge, dai regolamenti e dalla prassi». La correttezza dell'operato della Questura di Milano - ha aggiunto Maroni - è «stata confermata anche dall' autorità giudiziaria». Dunque «non ci saranno altre indagini»
Ruby è stata affidata dalla questura di Milano al consigliere regionale Nicole Minetti con l'ok del Tribunale dei minorenni, ha raccontato il ministro dell'Interno. È arrivata in questura il consigliere regionale lombardo Nicole Minetti che, ha spiegato Maroni, «riferiva di conoscere la ragazza, assicurando la propria disponibilità a prendersi cura della minore. Il funzionario di turno accertava che al momento non vi erano posti disponibili nelle comunità della zona e pertanto, considerata l'avvenuta identificazione della giovane, nonchè il ruolo della Minetti e il consenso della ragazza che affermava di conoscerla, sulla base delle indicazioni del pm di turno presso il tribunale dei minorenni, veniva redatto verbale di affidamento». Alle 2, ha aggiunto, «8 ore dopo essere entrata, la minore lasciava la questura insieme alla Minetti e di ciò veniva avvisato il tribunale dei minorenni con la nota di trasmissione degli atti».
Intanto Noemi Letizia, in un'intervista a «Diva e donna» spara a zero contro Ruby. «Ruby dice di avermi vista a una festa ad Arcore? Non so che cosa abbia in testa, ma io nell'ultimo anno non sono stata lì. Ha qualche mia fotografia? Se dice certe cose deve provarle: potrei querelarla. Ad Arcore ci sono stata, ma solo con mamma e papà e prima del compleanno a Casoria». La ragazza parla delle feste nelle residenze del premier, al centro delle indagini: «Ma quale sesso e droga. Si cena e basta: come andare al ristorante. Io ci sono stata con i miei genitori e anche quando sono andata da sola, a Villa Certosa, ho partecipato a una cena tranquillissima, normale. Nessun dopocena». «Il bunga bunga? È solo una barzelletta. Anche mio padre la conosce a memoria». Su Ruby, Noemi dice: «Non l'ho mai conosciuta: non paragonatemi a lei. È il mio opposto: io sono una brava ragazza italiana; vivo a casa e studio». E su Emilio Fede assicura: «Mai avuto strane richieste da lui: quando sono stata nel suo ufficio per un provino Š stato gentile e serissimo». Poi precisa: «Non ho mai ricevuto soldi dal premier», e spiega: «Dopo Berlusconi sono cresciuta, maturata. Prima giocavo con le Barbie, oggi sono una donna. E da donna, a Silvio, dico: «La vita è come te la fai e con chi te la fai ». (N.Co.)