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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 08:08.
Spesso sulle pagine di questo giornale ci siamo interrogati su come saranno i prossimi decenni, azzardando previsioni e panorami di speranza sul futuro. Ieri e mercoledì, a Bassano del Grappa, nelle "Bolle" realizzate nel 2004 da Massimiliano Fuksas per la distilleria Nardini, in un Veneto sofferente per i problemi del presente, un gruppo di studiosi ha immaginato il mondo che verrà.
L'ex direttore di Foreign Policy Moisés Naím, il presidente dell'Istat Enrico Giovannini, l'imprenditore Guido Barilla, lo storico Miguel Gotor, lo scrittore Bill Emmott, i demografi Jack Goldstone e Francesco Billari e l'architetto Luca Molinari, coordinati dal direttore del Sole 24 Ore Gianni Riotta, hanno prospettato i trend e le problematiche che ci aspettano. Con un po' di profezia e un po' di utopia - per usare le parole di Miguel Gotor - ma soprattutto con una buona dose di realismo. Quelle che oggi ancora si chiamano, più per comodità giornalistica che per verità descrittiva, i paesi emergenti diventeranno il centro dell'economia mondiale.
Mentre l'Europa s'interrogherà su come fornire assistenza sanitaria e pensionistica agli anziani che popoleranno le sue città, in Cina, Pakistan, Messico la futura forza lavoro sarà protagonista dei mercati mondiali e della produzione di idee. Quello del XXI secolo sarà un mondo segnato da megalopoli e nanotecnologie, dove il cibo sarà sempre di più un valore prezioso e l'acqua una risorsa scarsa. Nonni europei leggeranno il Rosario mentre giovani musulmani di Parigi, Bangkok, e Miami useranno i loro iPad del futuro per scambi commerciali o per minare la democrazia dei paesi. Dalle scelte politiche ed economiche di oggi dipende se il capodanno del 2050 sarà un Blade Runner multietnico o un giorno meraviglioso.
Sul tema il direttore del Sole 24 Ore, Gianni Riotta, ha intervistato Roberto Saviano, Carlo Petrini e il cardinale Carlo Maria Martini. Come sarà il mondo nel 2050?
L'intervista a Roberto Saviano (Video, testo)