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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2010 alle ore 09:35.
Una giornata di passaggio, con aspetti destinati a scandire i tempi e i modi dello scontro politico. In primo luogo lo sfogo di Berlusconi sulla via di ritorno da Seul. Quell'evocare la guerra civile (sia pure, possiamo immaginare, in senso figurato) è peggio di un errore. È una sciocchezza che descrive un premier sopraffatto dal nervosismo. Non rivela forza e determinazione, bensì un'inedita debolezza. Anche perché su questa posizione Berlusconi può ottenere, sì, le elezioni anticipate, ma solo per trasformarle in un plebiscito intorno alla sua persona. Il che, quasi 17 anni dopo la discesa in campo del 1994, è alquanto incongruo.
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Del resto, non è detto che la Lega possa accettare di buon grado un plebiscito berlusconiano. È vero che Bossi finora si è mostrato leale al vecchio alleato, soprattutto perché il Carroccio ha tutto da guadagnare dal voto anticipato. Ma un grande sondaggio pro o contro Berlusconi, in un'atmosfera da ultima spiaggia, non è quello che i leghisti vogliono. Tanto è vero che Bossi finora si è mosso in autonomia, sforzandosi di marcare la centralità del suo partito.
Il secondo passaggio importante riguarda la «guerra delle mozioni» tra Camera e Senato. Due documenti contrapposti: uno di sfiducia al governo a Montecitorio, presentato dal Pd e dall'Italia dei Valori (e un secondo simile sottoscritto da Fli-Udc-Api); un altro di sostegno a Berlusconi a Palazzo Madama, su iniziativa del Pdl (non della Lega). Un curioso braccio di ferro procedurale su chi arriva prima al voto, se gli «sfiduciatori» o i «sostenitori». Tuttavia questo singolare e un po' inquietante braccio di ferro urta contro un dato di fatto.
Non tutti nei ranghi dell'opposizione se la sentono di licenziare il governo prima dell'approvazione della legge finanziaria nel testo che sarà votato giovedì 18 a Montecitorio per passare poi al Senato. E a ben vedere, come potrebbe comportarsi in modo diverso il partito del presidente della Camera, l'uomo che martedì dovrà, insieme ai capigruppo, mettere in calendario le due mozioni? A maggior ragione questo vale per l'Udc di Casini, sempre attento al punto di vista del Quirinale. E Napolitano negli ultimi giorni ha più volte richiamato le forze parlamentari al senso di responsabilità.